Medici in quarantena e operazioni rinviate: l’emergenza negli ospedali del Lazio
Medici e infermieri in quarantena, dottori positivi al coronavirus, pazienti di reparto (ricoverati da prima che il COVID-19 arrivasse in Italia) contagiati. Persone con sintomi rimandate a casa senza aver fatto il tampone e che poi si sono aggravate, e gente che si reca al pronto soccorso con febbre o insufficienza respiratoria aumentando così la possibilità di contagio. Aumentano i casi di coronavirus nel Lazio, e con essi le misure di sicurezza prese dai medici dei nosocomi. È notizia di ieri che per proteggere i medici sono in arrivo nel Lazio 600mila mascherine, 20mila tute e 5mila occhiali protettivi sanificabili della Protezione Civile. E se questa è ovviamente una buona notizia, ci si chiede come mai non si sia pensato prima a un'evenienza del genere. Perché se finora, dopo il caso di positività dei due turisti cinesi, i casi di coronavirus nella regione erano rimasti circoscritti, con l'esplosione del focolaio in Nord Italia era prevedibile secondo tutte le curve di contagio che il COVID-19 sarebbe presto arrivato a Roma e nel Lazio.
Chiuso pronto soccorso del Sant'Anna, sospese operazioni non urgenti
È notizia di questa mattina che il pronto soccorso della Casa di Cura Sant'Anna di Pomezia è stato chiuso dopo che due pazienti sono risultati positivi al coronavirus. I cittadini che dovessero avere bisogno, devono recarsi all'ospedale dei Castelli e agli Ospedali riuniti di Anzio e Nettuno. I presidi ospedalieri di Tivoli, Colleferro, Palestrina, Monterotondo e Subiaco, l'Asl Roma 5 e l'Asl Roma 6 hanno deciso di sospendere tutte le attività ambulatoriali almeno fino al 15 marzo, specificando che sono escluse dal provvedimento quelle ‘con motivazioni di urgenza, di dialisi, oncologiche, chemioterapiche e i controlli chirurgici e ortopedici post intervento'. Le operazioni non urgenti saranno rinviate in modo da tenere liberi i posti letto per chi deve essere ricoverato a causa del coronavirus e per chi si trovi in gravi condizioni di salute a causa di altre patologie. Si tratta di un provvedimento che probabilmente sarà preso da tutte le Asl della Regione per far fronte all'allerta COVID-19, anche per non sovraccaricare di lavoro i medici e gli infermieri, già notevolmente sotto pressione.
Aumentano medici e infermieri in quarantena
Ieri erano 42 i medici e gli infermieri in quarantena perché entrati in contatto o potenzialmente in contatto con persone positive al CoVid19. Quindici del San Filippo Neri, dodici del San Camillo, dieci del Sant'Andrea, cinque del San Giovanni. Secondo quanto riferito a Fanpage.it da Natale Di Cola, segretario della Cgil Roma e Lazio, già oggi il numero è aumentato. Sia perché c'è chi si reca al pronto soccorso con sintomi influenzali nonostante le chiare indicazioni di non farlo (in questi casi bisogna chiamare il medico di base o il 1500), sia perché pazienti ricoverati per altri patologie sono in seguito risultati positivi al COVID-19. E nel periodo di degenza non sono stati in isolamento, ma sono entrati in contatto con amici, parenti e medici.
A Roma morta donna con coronavirus: era ricoverata dal 17 gennaio
Quest'ultimo è il caso della donna di 87 anni deceduta ieri all'ospedale San Giovanni di Roma. L'anziana era ricoverata nel reparto di Cardiologia dal 17 gennaio scorso a causa di gravi patologie. Ben prima quindi che in Italia ci fossero i primi casi di coronavirus. Eppure il tampone è risultato positivo. Come l'abbia contratto, ancora non si sa. Che lo avesse in incubazione da prima del ricovero sembra difficile (anche se il condizionale è d'obbligo), e quindi potrebbe averlo contratto durante la degenza. La signora avrebbe avuto diversi contatti sia con parenti che sono venuti a trovarla sia con il personale ospedaliero. E adesso sono iniziate le verifiche per risalire ai rapporti avuti nelle ultime settimane.
Positivo un uomo ricoverato a Roma per altre patologie
Anche un operaio di 31 anni originario di Sora è risultato positivo al coronavirus. L'uomo avrebbe contratto il COVID-19 mentre era ricoverato a Roma per un'altra patologia. Il sindaco di Sora, Roberto De Donatis, ha dichiarato che "l’Asl ha provveduto ad isolare ogni contatto a rischio come prescritto dalle norme e che è in corso di accertamento la dinamica del contagio".
Operatori sotto pressione, aumentano i contagi
Quello a cui bisogna adesso far fronte non è solo l'allerta coronavirus, ma anche il probabile sovraccarico degli ospedali. Che già in condizioni normali lavorano sotto pressione, figuriamoci durante un'emergenza come quella del COVID-19. Se a questo si aggiunge il fatto che sempre più medici e infermieri sono in quarantena, la situazione rischia di diventare molto pesante per gli altri operatori in servizio. Non solo perché continuano ad aumentare le persone contagiate, ma perché bisogna garantire le cure e l'assistenza anche alle persone affette da altre patologie e che sono già ricoverate in ospedale.