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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Carabiniere ucciso, le risposte di Carabinieri e Procura alle domande sulla notte dell’omicidio

Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta stamattina a Roma sulla morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega i pm Nunzia D’Elia e Michele Prestipino e il comandante provinciale dei Carabinieri di Roma Francesco Gargaro hanno risposto alle domande sui punti che erano rimasti oscuri sugli interventi della notte tra il 25 e il 26 luglio.
A cura di Nico Falco
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Durante la conferenza stampa convocata nella mattinata di oggi, 30 luglio, per fare luce sulla catena di eventi che hanno portato alla morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega sono stati chiariti alcuni punti che erano risultati fumosi nelle ricostruzioni circolate nei giorni scorsi. Gli aspetti sono stati illustrati dal comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, e i procuratori aggiunti Nunzia D'Elia e Michele Prestipino.

Perché Mario Cerciello Rega non aveva la pistola?

In conferenza stampa è stato chiarito che il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, al momento dell'intervento in abiti civili, quando insieme al collega è andato incontro ai due americani, era disarmato e non aveva con sè, come prevedono le procedure, la pistola di ordinanza. È stato spiegato che si è trattato di "una dimenticanza", non dettata da particolari esigenze né da indicazioni dei superiori che avevano predisposto l'intervento. Il comandante provinciale di Roma, Francesco Gargaro, ha aggiunto che i due "non immaginavano di trovarsi di fronte una persona con un coltello di 18 centimetri, e non si aspettavano neanche di essere aggrediti nel momento in cui si qualificavano come carabinieri". "La pistola di Cerciello – ha continuato Gargaro –  l'abbiamo trovata nel suo armadietto in caserma e il motivo perché fosse lì lo sa solo lui. L'unica cosa che sappiamo è che aveva con sé le manette e che era in servizio. Varriale invece aveva l'arma e gli è stata subito presa per esaminarla dopo il fatto".

Perché il collega Andrea Varriale non l'ha aiutato o sparato in aria?

Il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, nel corso della conferenza stampa ha spiegato che "i carabinieri non hanno sparato perché non c'è stata possibilità di usare le armi, che è normativamente disciplinata. Non c'è stato il tempo di reagire, né il carabiniere Varriale poteva sparare a un soggetto in fuga, poiché sarebbe stato indagato per un reato grave". Il secondo carabiniere, mentre Cerciello Rega veniva accoltellato da Lee Finnegan, stava cercando di bloccare Natale Hjort.

Perché è stato bendato l'americano Natale Hjort?

La foto che ritrae Natale Hjort con una benda sugli occhi, ha detto il procuratore Nunzia D'Elia, "è precedente all'interrogatorio. La Procura ha deciso di fare direttamente l'interrogatorio. Tempestiva è stata la segnalazione da parte della stessa Arma dei Carabinieri, gli stessi vertici hanno definito lo scatto come un fatto grave e inaccettabile mentre sono già state avviate indagini per ricostruire la dinamica del fatto". Il procuratore aggiunto Michele Prestipino ha detto che il ragazzo "non ci ha detto nulla in sede di interrogatorio del fatto che fosse stato bendato prima di essere sentito da noi magistrati". La Procura ha avviato "indagini volte ad accertare quanto ha accaduto – ha continuato Prestipino – gli interrogatori si sono svolti nel rispetto della legge". Quando sono arrivati per essere interrogati, ha spiegato ancora la pm romana, i due giovani americani "erano liberi da qualunque tipo di vincolo, in ottime condizioni, senza segni di nessun genere" e "abbiamo fornito l'avvocato d'ufficio, nominato l'interprete e consentito a Gabriel Natale Hjort di avere un colloquio preliminare con il suo avvocato da soli".

Perché sono intervenuti carabinieri di un altro territorio?

Cerciello e Rega, che quella notte erano di turno, intervengono in piazza Mastai su sollecito del maresciallo Sansone, che, pur non essendo in servizio, segnala la vicenda dopo l'intervento per spaccio. Viene ritenuto, è stato spiegato in conferenza, che l'operazione debba essere condotta da due militari della stazione Farnese sebbene il luogo dell'appuntamento fosse stato fissato nel quartiere Prati, che è di competenza di un'altra stazione. "I militari hanno effettuato un'altra chiamata per fissare i dettagli – ha spiegato il comandante Gargaro – ciò fatto, si sono spostati sul luogo dell'appuntamento, dove si sono imbattuti in due soggetti incappucciati e immediatamente sono stati aggrediti, in pochi attimi. Varriale è stato sopraffatto, vedendo l'immediata fuga dell'altro. Nei paraggi c'erano 3-4 pattuglie" che, ha spiegato successivamente, "erano a distanza tale da non poter essere viste per non pregiudicare l'operazione".

Perché si è parlato in una prima fase di maghrebini?

Si è trattato di un depistaggio messo in atto da Sergio Brugiatelli, che nelle fasi iniziali dell'intervento ha parlato di due nordafricani perché "non voleva essere collegato al fatto", in quanto coinvolto nello spaccio. Successivamente, messo alle strette e davanti ai riscontri in mano ai carabinieri, ha riferito dettagli più precisi sulla reale identità dei due aggressori.

Perché l'americano aveva con sé il coltello?

Il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia ha spiegato che Finnegan Elder Lee, l'uomo che poi ha confessato di avere accoltellato a morte il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, era uscito dall'albergo armato per andare all'appuntamento con Sergio Brugatelli per paura e per difendersi nel caso fosse stato aggredito da amici della persona che avevano derubato.

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