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Camping River, dopo l’abbattimento dei container arriva l’ordine del comune:”Via entro 48 ore”

Entro 48 ore le famiglie all’interno del Camping River dovranno lasciare l’ex campo rom del comune di Roma. A firmare l’ordinanza la sindaca Virginia Raggi che intanto rivendica il successo del rimpatrio assistito in Romania di 14 persone. Dopo la distruzione o la rimozione delle loro case, ora le famiglie del River torneranno a vivere in insediamenti abusivi.
A cura di Valerio Renzi
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Entro 48 ore le famiglie rom del Camping River dovranno abbandonare l'ex villaggio della solidarietà, come un eufemismo si chiamano i ghetti monoetnici noti come ‘campi rom', per andare non si sa dove. Con tutta probabilità torneranno ad abitare in insediamenti informali ai margini della città. Una catastrofe sociale alla quale lungo un anno non si è riusciti a trovare una soluzione. Dopo la rimozione o la distruzione dei container dove dormivano le famiglie, arriva così l'epilogo di questa vicenda.

L'ordinanza della sindaca Virginia Raggi è la 122 dello scorso 13 luglio e spiega che l'ordine di far sgomberare l'area (che è privata) si rende necessario "per il progressivo aggravarsi delle condizioni igienico sanitarie e la perdurante presenza di persone nell'area con la tolleranza del proprietario dell'insediamento che non ha assunto nessuna iniziativa civilistica per denunciare l'abusiva occupazione bisogna assumere urgenti e straordinarie misure per la tutela della salute pubblica ed evitare il rischio ambientale derivante dal malfunzionamento degli scarichi dei reflui che provoca l'inquinamento del fiume Tevere".

Per la sindaca Virginia Raggi, l'amministrazione non ha però nulla da rimproverarsi: "Abbiamo messo in campo un ampio ventaglio di possibilita' per favorire il superamento del Camping River tramite un costante coinvolgimento degli abitanti". In un post su Facebook rivendica il successo della procedura di rimpatrio assistito, che ha coinvolto 14 persone residenti al River: "Le prime 14 persone sono gia' partite per la Romania. Le loro testimonianze indicano come il rientro su base volontaria sia uno strumento in grado di migliorare la vita di queste persone, assicurando nuove opportunità, e contribuendo efficacemente al superamento dei campi a Roma. Le loro parole sono la rappresentazione plastica dello scollamento tra il passato dei campi, vissuto all'insegna di un'autentica ghettizzazione, e un futuro finalmente orientato al rispetto dei diritti umani e delle regole. È inaccettabile continuare a tollerare questi luoghi che generano danni ingenti alle persone che li abitano e a coloro che vivono nelle aree limitrofe".

La prima cittadina si dimentica però di tutti quelli (cittadini comunitari), che non hanno nessuna intenzione di rientrare in un paese che in molti casi non hanno mai neanche conosciuto, dove non hanno legami né conoscono. E si dimentica anche di raccontare il fallimento dell'applicazione del Piano di superamento dei campi rom a un anno dalla sua approvazione: per uscire dal River alle famiglie è stato chiesto di reperire un affitto sul mercato, con la garanzia di alcuni mesi di contributo pagato dal comune. Inutile dire che nessuno dei tentativi è andato a buon fine. A nulla è servito anche l'appello degli insegnati dei minori residenti nel campo, che hanno chiesto una soluzione quanto meno per garantire la continuità didattica di ragazzini che si sono visti portare via o distruggere la loro casa.

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