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Appalti truccati al Campidoglio: altri arresti per Mafia Capitale

Continua ad allargarsi l’inchiesta su Mafia Capitale 2, la seconda tranche dell’inchiesta aperta a gennaio e che vede coinvolti politici, dirigenti del Comune di Roma e della Regione Lazio e imprenditori. Questa mattina la Guardia di Finanza ha effettuato sei arresti per degli appalti truccati.
A cura di Valerio Renzi
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Continua ad allargarsi Mafia Capitale 2, la seconda tranche dell'inchiesta aperta a gennaio e che vede coinvolti politici, dirigenti del Comune di Roma e della Regione Lazio e imprenditori. Dopo i 44 arresti effettuati lo scorso giovedì dai Ros dei Carabinieri, questa mattina è entrata in azione la Guardia di Finanza che ha aveva mandato dal Gip di eseguire sei custodie cautelari, verso altrettante persone, una delle quali deceduta di recente, ritenute responsabili di un giro di appalti truccati.

Tra i bandi che sarebbero stati truccati anche quella per il restauro dell'aula Giulio Cesare in Campidoglio, la sala dove si riunisce il Consiglio comunale di Roma. La gara d'appalto da quanto si apprende sarebbe stata affidata a Fabrizio Amore, imprenditore già coinvolto in Mafia Capitale. Tra gli arrestati anche un alto dirigente della Sovrintendenza ai beni culturali di Roma Capitale che, sfruttando la sua posizione, avrebbe favorito un imprenditore nell'iter procedurale per l'aggiudicazione di gare d'appalto.

Da quanto si apprende dal dispositivo del giudice, l'imprenditore Amore sarebbe stato sicuro di aggiudicarsi la gara, tanto da stipulare contratti e versare acconti ai subappaltatori ancora prima che la busta con il nome del vincitore fosse regolarmente aperta. Amore, grazie a delle società lussemburghesi,  affittava allo stesso Comune di Roma due strutture per la gestione dell'emergenza abitativa, ricevendo un canone assolutamente al di sopra del normale: 2250 euro al mese per ogni mini appartamento. Inoltre grazie alle perquisizioni e alle intercettazione telefoniche gli inquirenti hanno ricostruito un imponente evasione fiscale per 11 milioni di euro, grazie ad un gruppo di società controllate con sede in Lussemburgo.

All'attacco il Movimento 5 Stelle che chiede le dimissioni di Vincenzi anche da capogruppo: "Le dimissioni di Vincenzi da capogruppo del Pd non bastano, deve dimettersi da consigliere. – ha dichiarato la capogruppo grillina Valentina Corrado – La sua nota stampa aggiunge nuovi dettagli ad una vicenda che condanna la giunta Zingaretti e il PD laziale, perché ammette di aver incontrato in più occasioni Buzzi e conferma le richieste di intercessione per ottenere fondi pubblici"

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