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Ai rifugiati sfrattati da via Scorticabove ora viene vietato di utilizzare i bagni e l’acqua

Dormano in strada da sei notti i 120 rifugiati sudanesi sgomberati dalla struttura di via Scorticabove dove da anni risiedevano, a causa dello sfratto di una coop insolvente. In attesa di incontrare le istituzioni hanno deciso di rimanere fuori quella che fino a pochi giorni fa era casa loro. Ma da questa mattina gli è stato negato l’accesso ai servizi igienici e all’acqua.
A cura di Valerio Renzi
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Cade il sole a picco in via Scorticabove, una traversa di via Tiburtina al ridosso del Grande raccordo anulare, e i 120 rifugiati sudanesi, che da sei notti dormono all'aperto fuori dalla struttura da cui sono stati sgomberati, si riparano come possono lungo il giorno tra gazebo e spiragli d'ombra. All'interno dell'edificio la sicurezza privata vigila sul fatto che la struttura rientrata in possesso della proprietà non venga occupata dopo lo sfratto eseguito dalla forza pubblica lo scorso giovedì. Intanto i cittadini tornati a dormire in mezzo alla strada, tutti titolari di protezione internazionale, hanno deciso di non disperdersi in attesa del tavolo di interlocuzione atteso per giovedì 12 luglio con l'assessora al Sociale del comune di Roma Laura Baldassarre. Finora, ai rifugiati era stato "concesso" di utilizzare i bagni della struttura da cui sono stati allontanati, ma da questa mattina non gli è più permesso. Un problema in più oltre a quello dei pasti, dell'igiene personale e a tutte le complicazioni connesse a vivere in mezzo alla strada.

"Dopo sei giorni e sei notti per strada, dopo aver subito un violento sfratto a causa della morosità della cooperativa che si doveva occupare dell'accoglienza, i 120 rifugiati di via Scorticabove si ritrovano in queste ore anche senza possibilità di accedere ai servizi igienici. – denuncia l'associazione AlterEgo – Fabbrica dei diritti La proprietà, infatti, aveva concordato con la comunità sudanese la possibilità di fruire dei bagni dell'immobile fino al 14 luglio, in attesa di conoscere l'esito del tavolo con la Giunta capitolina fissato per questo giovedì". Secondo quanto raccontato dai legali di AlterEgo "l'ordine di bloccare la possibilità di accesso ai servizi igienici è arrivato direttamente dalla Questura", che così vorrebbe scoraggiare "i rifugiati dal continuare il loro presidio permanente in via Scorticabove".

Continua intanto la solidarietà, organizzata dai movimenti di lotta per l'abitare, associazioni come Baobab Experienxe e la Rete dei numeri pari guidati da Libera di Don Ciotti, e l'impegno per trovare una soluzione nei tempi più brevi possibili. Anche l'Unchr ieri ha fatto sentire la sua voce, augurando che il comune individui nel più breve tempo possibile "soluzioni per tutti coloro che ancora non hanno una sistemazione. E’ necessario inoltre mettere in campo una strategia complessiva per migliaia di rifugiati che nella città di Roma dormono in palazzi occupati o in insediamenti informali. Il problema dell’integrazione dei rifugiati  è strutturale e presente in tutta Italia. Consapevole della complessità della questione, UNHCR chiede al governo che al piano nazionale per l’integrazione sia data urgentmente attuazione, anche in concertazione con i rifugiati stessi. L’Unhcr si rende disponibile a cooperare attivamente per sostenere il lavoro della autorità".

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