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Violentata nella tendopoli di Stazione Tiburtina: invisibile fino a quando non è diventata “vittima”

Una donna di 38 anni è stata violentata in una tenda alle spalle della Stazione Tiburtina, nella stessa zona dove sorge il campo di Baobab Experience. Arrestato il presunto stupratore: è un 20enne già destinatario di un ordine di allontanamento dalla capitale. I volontari: “Conosciamo la ragazza, a volte dorme dietro al campo a volte no. È stata censita dalla Sala Operativa Sociale del Comune che però non l’ha preso in carico”.
A cura di Valerio Renzi
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Violentata in una tenda alle spalle della Stazione Tiburtina, è riuscita a scappare e a denunciare la violenza subita negli uffici della stazione di Piazza Dante. La vittima è una donna di nazionalità slovacca di 38 anni, senza fissa dimora, che saltuariamente ospiti della tendopoli assistita dall'associazione di volontariato Baobab Experience, che grazie alla sua denuncia è riuscita a far arrestare il presunto responsabile che, l'avrebbe anche colpita con un bastone sul viso per evitare che scappasse costringendola a passare tutta la notte nella tenda. Si tratta di un 20enne di nazionalità tunisina, già destinatario di un divieto di dimora a Roma, fermato la scorsa notte con l'accusa di violenza sessuale, lesioni personali e sequestro di persona.

"Da tempo denunciamo come il campo sia diventato da tempo un punto di riferimento per persone che nulla hanno a che fare con il supporto che possiamo fornire – spiegano i volontari di Baobab Experience – Spesso e volentieri migranti e volontari hanno allontanato, a rischio della propria incolumità, persone violente o indesiderate. Da mesi chiediamo inascoltati aiuto". I volontari ricostruiscono il contesto in cui è avvenuto lo stupro: "Conosciamo la ragazza, a volte dorme dietro al campo a volte no. È stata censita dalla Sala Operativa Sociale del Comune che però non l'ha presa in carico".

Dall'inizio del 2016 la zona di piazzale Maslax è diventata il punto di riferimento per i migranti in transito a Roma, ma anche per i tanti senza fissa dimora che non vogliono un posto d'accoglienza offerto dall'amministrazione o non riescono ad accedervi. Laddove non arrivano soluzioni strutturali ai contesti di fragilità sorgono gli accampamenti informali, veri e propri ghetti urbani nascono ai limiti della città, vengono ciclicamente sgomberati e risorgono magari qualche centinaio di metri o chilometro più in là. Situazioni che speso vengono tollerate dalle istituzioni, che non saprebbero come altro intervenire. C'è poi il caso di Baobab dove l'impegno di centinaia di volontari e delle associazioni umanitarie suppliscono nei fatti a quello che le istituzioni non vogliono o non sono nelle condizioni di fare. Monitorano, aiutano, indirizzano.

Ma il contesto è esplosivo e crea situazioni di pericolo prima di tutto per le persone che si trovano in una situazione di fragilità, come la 38enne stuprata a Stazione Tiburtina, caduta nella trappola di un uomo violento, abbandonata, invisibile per le istituzioni fino al momento in cui non è diventata una vittima.

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