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Valerio morto suicida in una cella dove non doveva stare: chiesta la condanna per due psichiatre

Valerio Guerrieri si è tolto la vita impiccandosi in una cella del carcere romano di Regina Coeli il 24 febbraio 2017. Nel corso dell’udienza preliminare avvenuta il 10 giugno si è dibattuto riguardo alla posizione dei due psichiatre che avevano in cura Valerio mentre si trovava nel carcere di Regina Coeli. Una dottoressa ha scelto il rito abbreviato mentre il collega quello ordinario, per entrambi il pm Attilio Pisani ha chiesto una condanna di sei mesi di carcere con l’accusa di omicidio colposo.
A cura di Simona Berterame
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Il 24 febbraio 2017 Valerio Guerrieri viene ritrovato nel bagno della sua cella nel carcere di Regina Coeli con un lenzuolo legato al collo. Dieci giorni prima il giudice, alla termine del processo che si era concluso con una condanna a 4 mesi per resistenza a pubblico ufficiale, aveva revocato la custodia in carcere e deciso per il trasferimento del ragazzo in una Rems (Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza). A Valerio, un ragazzone borderline di appena 21 anni, vengono riconosciuti dei problemi psichiatrici e l'incompatibilità con il carcere eppure resterà ancora in cella nell'attesa di un posto libero.

Il processo

Nel corso dell'udienza preliminare avvenuta il 10 giugno si è dibattuto riguardo alla posizione di due psichiatre che avevano in cura Valerio mentre si trovava nel carcere di Regina Coeli. Una dottoressa ha scelto il rito abbreviato e per lei il pm Attilio Pisani ha chiesto una condanna di sei mesi di carcere con l'accusa di omicidio colposo. Il round finale è previsto l'8 luglio con l'ultima udienza preliminare, durante la quale dibatterà l'avvocato difensore dei sette agenti della polizia penitenziaria, accusati di omicidio colposo in concorso. Sarà poi il giudice a decidere se rinviare o meno a giudizio i sette agenti e la psichiatra che ha scelto il rito ordinario e potrà emettere una sentenza di condanna o di assoluzione per l'altra psichiatra che ha scelto il rito abbreviato.

La madre di Valerio Guerrieri: "Sono stanchissima"

"Sono stanchissima perché ho atteso 27 mesi, sono stanca di aspettare questa giustizia ma continuo a combattere – ci racconta al telefono Ester Morassi, la mamma di Valerio – vorrei vedere tutti i colpevoli in prigione tra detenuti comuni così potranno provare quello che ha passato mio figlio Le più colpevoli sono le due psichiatre perché hanno sottovalutato il caso. Loro dicono di aver seguito le linee guida della psichiatria per seguire mio figlio ma non è così, altrimenti non si sarebbe ammazzato."

"Noi ci auguriamo che gli agenti e la psichiatra vengano rinviati a giudizio – aggiunge Simona Filippi, legale della famiglia di Valerio Guerrieri –  riteniamo che con molta probabilità sarà così perché ci sono tutti gli elementi per andare davanti ad un giudice del dibattimento. Valerio Guerrieri era un ragazzo con problematiche psichiatriche importanti che si portava avanti da tantissimi anni e quindi gli psichiatri hanno sottovalutato la sua condizione perché avrebbero dovuto fare una serie di azioni come la sorveglianza a vista o il ricovero presso una struttura adatta o il trasferimento presso un altro carcere più idoneo". Valerio invece ha atteso per giorni nella sua cella tra i detenuti comuni di essere trasferito in una Rems  fino a togliersi la vita. E la mamma si chiede perché il figlio sia stato lasciato lì, nonostante fosse un detenuto difficile e con tendenze suicide. Il ragazzo aveva infatti già tentato di impiccarsi nel 2014 ed era stato salvato da un suo compagno di cella.

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Sono nata a Roma nel 1992. Ho studiato Scienze della comunicazione a Roma Tre. Giornalista pubblicista dal 2014 e professionista dal 2021. Ho lavorato per l'agenzia videogiornalistica Meridiana Notizie, ho scritto per il blog dell'Huffington Post e ho fatto parte dello staff comunicazione della campagna elettorale di Alfio Marchini nel 2013. Socio fondatore di Gvpress (Associazione italiana giornalisti videomaker) e membro della giuria scientifica dello Smartphone d'oro. Ho collaborato alla realizzazione del documentario sul caso di Marco Vannini andato in onda sul canale Nove. Dal 2014 lavoro per Fanpage.it realizzando video e articoli nella Capitale e in tutto il centro Italia. 
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