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Una targa per Ciro Esposito dove è stato ucciso: “Non sappiamo chi sia stato ma grazie”

Una targa per ricordare Ciro Esposito, il giovane tifoso napoletano morto dopo un colpo di pistola ricevuto poco lontano dallo Stadio Olimpico il 3 maggio 2014, poco prima del fischio d’inizio di Fiorentina Napoli, proprio lì dove è stato colpito. La famiglia: “Non sappiamo chi è stato ma vi ringraziamo del nobile gesto”.
A cura di Valerio Renzi
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Una targa per ricordare Ciro Esposito, il giovane tifoso napoletano morto dopo un colpo di pistola ricevuto poco lontano dallo Stadio Olimpico il 3 maggio 2014, poco prima del fischio d'inizio di Fiorentina Napoli. Solo pochi giorni fa per la morte di Ciro, spentosi dopo cinquanta giorni di agonia in ospedale, è stato ritenuto colpevole in primo grado l'ultrà giallorosso Daniele De Santis, condannato a 26 anni di carcere.

Da alcuni giorni, proprio lì, dove Ciro è stato ucciso in via di Tor di Quinto, è comparsa una targa che la ricorda. “Non sappiamo quando e chi l’abbia fatto ma ringraziamo di cuore chiunque abbia compiuto questo nobile gesto”, così sulla pagina Facebook dell'Associazione Ciro Vive.

Toccante il testo della lapide:

Ormai è arrivato il momento della grande finale. Ah, che gioia nel mio cuore, dopo una settimana faticosa, un momento tutto mio con la mia squadra del cuore, un saluto al mio amore, un abbraccio a mammà e vado a Roma; non è lontana, con il mio zainetto vado, parcheggio e avviandomi verso lo stadio, un boato davanti a me. Bambini che urlano, gente che scappa, io mi fiondo per aiutare ma d’improvviso mi accascio al suolo, sono confuso, non ricordo. Ora in ospedale, capisco che qualcosa mi è capitato, a me hanno sparato, io che sono un bravo ragazzo, lavoro, tutto per la famiglia, fidanzata, la mia passione per il Napoli. Vedo mammà che mi stringe la mano, 50 giorni di calvario, ma qui è già qualcuno è venuto per portarmi in uno stadio dove la violenza non c’è, tutto è azzurro come il mio Napoli. Ora vi saluto, qui riposo in pace. Ciro non va dimenticato perché per il Napoli si è sacrificato. Mo’ lasciatemi andare, mi aspettano allo stadio, dove razzismo, odio e delinquenza non possono entrare

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