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Una discarica per Roma: Raggi e M5s dicono no, i rifiuti della capitale verso l’estero

Il Piano Regionale dei rifiuti prevede la necessità di una discarica di servizio per i rifiuti di Roma. Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle dice no, ma servono soluzioni concrete per superare l’emergenza e mettere ordine nel ciclo dei rifiuti di Roma. Si rafforza l’ipotesi di dirigere i rifiuti di Roma nuovamente verso l’estero.
A cura di Valerio Renzi
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Il Piano Regionale dei rifiuti è quasi pronto. Un documento che si attende dal 2014 dovrebbe mettere ordine nel ciclo dei rifiuti di ogni provincia, a cominciare ovviamente dall'emergenza della capitale. Il piano – che indica le necessità impiantistiche a fronte dei dati in possessi dei tecnici della Pisana – prevede anche una nuova discarica di servizio per Roma, visto e considerato soprattutto che tra pochi mesi chiuderanno le discariche di Colleferro e Roccasecca. La sindaca Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle invece non solo si dicono contrari, ma organizzano un fronte "no discarica" a cominciare da Pian dell'Olmo dove Ama possiede un terreno che potrebbe essere destinato a tale scopo.

"Abbiamo ospitato per decenni la più grande discarica d’Europa, a Malagrotta, ricevendo rifiuti da ogni parte d'Italia. Ora non abbiamo intenzione di tornare a quel passato fatto di disagio, gravi malattie per gli abitanti del posto e inquinamento della terra dove viviamo. – scrive Raggi postando il video dell'incontro con i sindaci dell'hinterland nord della capitale avvenuto lo scorso 26 giugno – Roma punta su nuovi impianti di riciclo dei materiali, collaborazione istituzionale, aumento della differenziata e coinvolgimento diretto delle persone in attesa di un Piano Regionale che non deve punire la città di Roma ma rispettarla. Si tratta dello stesso rispetto per l'ambiente e per la vita delle persone che tutti noi chiediamo senza differenze politiche".

Se Roma non vuole una discarica, e la sindaca Virginia Raggi non si vuole assumere la responsabilità politica di indicare il sito, servono però alternative concrete e subito. Per chiudere il ciclo dei rifiuti nel territorio metropolitano mancano Tmb, impianti di compostaggio, impianti di trattamento materiale e, in ogni caso, anche nel ciclo dei rifiuti più virtuoso una parte della frazione finisce comunque in una discarica. Perché la "monnezza" di Roma continua a essere scaricata su altri territori che inceneriscono e stoccano quello che esce dai malconci impianti di trattamento di Colari e Ama. Certo, il rischio che l'apertura di una nuova discarica si tramuti in un incubo in mancanza di una programmazione puntuale e di investimenti sul ciclo dei rifiuti e l‘aumento della differenziata (lontanissima la cifra del 70% prevista per il 2021 dal piano industriale di Ama) è concreto, ma servono scelte per non ritrovarsi ad ogni inciampo con tonnellate di rifiuti per le strade.

L'unica possibilità che al momento si profila in maniera realistica è che Roma ricominci a portare i propri rifiuti all'estero. Un'operazione che potrebbe costare tra i 10 milioni e i 15 milioni di euro all'anno, ma che potrebbe consentire di chiudere il ciclo dei rifiuti. Insomma qualsiasi soluzione si prenda sarà una disastro nel medio periodo se non ci saranno investimenti e tempi certi su impianti e miglioramento del servizio di raccolta e differenziazione.

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