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Uccise a pugni un anziano perché lo guardava male: condannato a 17 anni Daniel Giannelli

Pierino Franchi è stato massacrato di botte senza un motivo, morto dopo sedici giorni di agonia in coma. Ora per quella morte terribile è stato condannato il 25enne Daniel Giannelli a 17 anni di carcere. “Ero ubriaco, non so perché l’ho fatto”, ha ribadito il ragazzo durante il processo dicendosi pentito. Il pestaggio la notte del 22 ottobre 2016 in via Gino Cervi a Vigne Nuove.
A cura di Valerio Renzi
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Pierino Franchi è morto dopo sedici giorni di coma. A massacrarlo di botte la notte del 22 ottobre 2016 in via Gino Cervi, nel quartiere di Vigne Nuove a Roma, Daniel Giannelli, 25enne appassionato di pugilato. Un pestaggio brutale, scattato per un nonnulla. Secondo il ragazzo il pensionato di 71 anni, ex carabiniere, gli aveva rivolto un'occhiata di troppo. "Che te guardi, gnomo?", e poi le botte, davanti agli occhi pietrificati della ragazza. Ora per quell'omicidio Daniel è stato condannato a 17 anni di carcere.

Pierino Franchi, il pensionato lasciato a terra agonizzante

Il 25enne sarebbe dovuto stare nella sua abitazione a quell'ora, costretto all'obbligo di dimora notturno dal giudice a causa delle intemperanze che erano costate al ragazzo diverse denunce. Quella notte però Daniel era uscito, si era recato in un bar della zona e si era ubriacato. Tornando a casa l'incontro fatale con l'uomo che era uscito a buttare l'immondizia, nonostante fosse ancora buio. Lasciato a terra agonizzante, l'uomo è stato soccorso solo diverso tempo dopo il pestaggio e trasportato in ospedale. Con se non aveva i documenti i familiari non vedendolo rientrare hanno sporto denuncia fino a rintracciarlo in ospedale.

Daniel Giannelli: "Non so perché l'ho fatto"

Due drammi in questa vicenda. Da una parte una vita spezzata senza senso, dall'altra quello di un ragazzo che ora si dice pentito. Una vita segnata per sempre da quella notte, dalla capacità di esercitare quella violenza contro un uomo inerme e non in grado di difendersi. E rimane il dubbio se Daniel potesse essere aiutato a prendere una strada diversa, di cosa sarebbe successo se la strada di quel ragazzo avesse preso un'altra direzione. Daniel durante il processo ha ribadito quanto detto dopo l'arresto: "Non so perché l'ho fatto". Parole che non sono una giustificazione, ma che suonano come un atto di accusa.

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