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Uccide i figli in carcere a Rebibbia: Alice Sebesta dichiarata capace d’intendere e di volere

Alice Sebesta, la detenuta che uccise i suoi due figli scaraventandoli dalle scale all’interno della sezione femminile del carcere di Rebibbia, era capace d’intendere e di volere nel momento in cui ha compiuto il tragico gesto. È quanto emerso dalla perizia psichiatrica richiesta dal Tribunale di Roma.
A cura di Alessia Rabbai
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Immagine di repertorio
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"Capace d'intendere e di volere al momento dei fatti". È l'esito della perizia psichiatrica su Alice Sebesta, la detenuta che ha ucciso i suoi due figli lanciandoli dalle scale nel carcere di Rebibbia a Roma. Il perito, nominato dal Tribunale di Roma, nel corso degli accertamenti, è arrivato a questa conclusione, nell'ambito dell'incidente probatorio nei confronti della donna accusata di omicidio. Il consulente della Procura aveva invece ritenuto la donna incapace d'intendere e di volere quando afferrò i suoi suoi due figli per lanciarli nel vuoto. Nelle conclusioni il perito scrive che la detenuta, finita in carcere per reati di droga, "è da considerarsi capace di intendere e di volere al momento del fatto" in considerazione della "deliberata assunzione di sostanza stupefacente in dose massiva per un mese prima del fatto reato". La perizia verrà discussa nell'udienza fissata davanti al giudice per le indagini preliminari il 9 gennaio prossimo.

I tragici fatti risalgono allo sorso 18 settembre, quando la 30enne, nella sezione femminile del carcere femminile per reati di droga, ha tolto la vita ai suoi du bambini di 6 e 18 mesi, che erano con lei. Uno è morto praticamente sul colpo, dopo la caduta, mentre l'altro, soccorso, è deceduto poche ore dopo in ospedale. La psichiatra della Asl Roma 2 che doveva accertarsi del suo stato di salute mentale è stata indagata per omissione d'atti d'ufficio. La dottoressa, nonostante le richieste della direzione del carcere romano, non avrebbe visitato la detenuta nei giorni precedenti alla tragedia.

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