Uccide i figli a Rebibbia: “Io buona madre, volevo salvare i miei bimbi dalla mafia”
"Mi ritengo una buona madre anche se sono consapevole di quello che ho fatto". Sarebbero state queste le parole con le quali Alice Sebesta, la detenuta tedesca di 33 anni che tre giorni fa ha ucciso i suoi due figli piccoli scaraventandoli dalle scale del nido del carcere di Rebibbia, si è giustificata davanti al giudice per le indagini preliminari Antonella Minunni. La donna, che si trovava nella sezione femminile del penitenziario romano da fine agosto, dopo un arresto per detenzione di droga, ha poi aggiunto: "Volevo liberare i miei figli, avevo paura della mafia, li volevo proteggere. Ero impaurita di quello che leggevo sui giornali". Per la 33enne il giudice, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Maria Monteleone e del pubblico ministero Eleonora Fini, ha convalidato l'arresto con l'accusa di duplice omicidio. Nei prossimi giorni, in sede di incidente probatorio – una fase in cui vengono prodotte prove da utilizzare poi in sede di dibattimento – la donna sarà sottoposta ad accertamento psichiatrico.
La mamma ha ricostruito la tragedia
Nel corso dell'interrogatorio di convalida Sebesta, assistita dal suo avvocato Andrea Palmiero, ha ricostruito la tragedia di tre giorni fa: la donna avrebbe prima scaraventato i suoi due figli dalle scale, poi li avrebbe ripresi e scagliati con forza sui gradini. La più piccola, Faith, di appena sei mesi, è morta sul colpo. Il fratellino più grande, un anno e sei mesi d'età, è stato dichiarato morto dopo un giorno di agonia all'ospedale Bambin Gesù: "I miei figli li ho liberati, adesso sono in Paradiso", avrebbe detto la donna al suo avvocato subito dopo il gesto, ancora più inspiegabile se si considera che la 33enne sarebbe stata scarcerata a breve. Lo stesso legale è poi tornato su uno dei punti che sta alimentando le polemiche di questi giorni, e cioè sul perché una mamma con due figli si trovasse in carcere: "Tutto ciò non sarebbe successo se nei giorni successivi al suo arresto, avvenuto a fine agosto per detenzione di droga, un gip avesse accolto la mia istanza finalizzata a ottenere gli arresti domiciliari – ha detto Palmiero – Avevo trovato persino una sistemazione per Alice e i suoi figli. Se fossero stati scarcerati non ci sarebbe stata questa tragedia e invece quel giudice ha respinto la mia richiesta ritenendo che non fosse giustificata da alcun elemento nuovo".