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Rebibbia, ‘morte cerebrale’ per il secondo figlio della detenuta

Morte cerebrale per il secondo figlio della detenuta del carcere romano di Rebibbia che ieri ha gettato i suoi due figli piccoli dalle scale. La sorellina più piccola, appena sei mesi, era già morta ieri sul colpo. Alice Sebesta, 33 anni, era reclusa nella sezione nido del carcere di Rebibbia da meno di un mese.
A cura di Enrico Tata
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Faith, sei mesi appena, stava riposando nella sua carrozzina quando sua madre l'ha buttata giù dalla tromba delle scale. Un volo di due piani che non le ha dato scampo. Il suo fratellino più grande, un anno e sei mesi, è stato sbattuto al muro con forza e poi scaraventato anche lui giù. Stamattina l'ospedale Bambino Gesù di Roma parla per lui di morte cerebrale. Queste le parole dei medici: "Le condizioni del bimbo sono purtroppo gravissime, Le ultime indagini necessarie per la valutazione del quadro clinico hanno confermatola condizione di coma areflessico con encefalogramma isoelettrico. Prosegue supporto rianimatorio avanzato. E' in programma l'avvio della procedura di accertamento di morte cerebrale". Per la madre dei bimbi, Alice Sebesta, 33 anni, sono già morti entrambi. "I miei piccoli sono volati in cielo", le uniche parole che ha detto ieri la donna agli inquirenti e agli investigatori. Seppure in lacrime, era perfettamente cosciente di aver provato a uccidere i suoi figli.

La tragedia è avvenuta mentre le altre mamme recluse nella sezione nido del carcere romano di Rebibbia erano in fila per ricevere il pranzo. Alice si è allontanata, con il figlio più grande tenuto per mano e la piccola nella carrozzina. Poi improvvisamente li ha buttati giù per le scale. Le altre mamme e gli agenti della penitenziaria non hanno potuto fare niente per salvare i piccoli. Nata il Germania ma di cittadinanza georgiana, la madre dei due piccoli è in carcere da meno di un mese. A fine agosto è stata fermata dai carabinieri dei Parioli sulla tangenziale di Roma. Era a bordo di un'automobile insieme a due nigeriani. Nel portabagagli trasportavano un carico di dieci chili di marijuana. "Mi hanno dato un passaggio per la stazione Tiburtina, dovevo prendere il treno per tornare a Monaco di Baviera, non sapevo della droga", si era giustificata lei. I due uomini sono stati rilasciati, mentre la donna, seppure in attesa di processo e quindi presunta innocente, è finita a Rebibbia con i suoi figli piccoli. Non era seguita da psichiatri e nella sua scheda non sono segnalati evidenti problemi psicologici, né episodi di aggressività o di autolesionismo. Alcuni agenti penitenziari hanno sostenuto che in realtà qualche episodio sarebbe avvenuto e a testimoniarlo sarebbero alcune relazioni dei poliziotti. In particolare, riporta questa mattina Repubblica, si parla di un episodio avvenuto due giorni in cui la figlia piccola aveva sbattuto la testa a un angolo. Fu definito come incidente, ma gli inquirenti stanno indagando anche su quello per far luce sulla vicenda.

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