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Periferie cariche di rabbia e dramma trasporti: tutti i guai portano a Roma

Incubo rifiuti, la lunga mano della criminalità organizzata sugli esercizi commerciali del centro, cinema che chiudono e politiche culturali al palo. E soprattutto degrado dilagante e mezzi di trasporto inefficienti: viaggio nei principali problemi di Roma.
A cura di Valerio Renzi
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Come sta Roma? La Capitale appare come una città sofferente: le cronache cittadine, che sempre più spesso arrivano sulle pagine nazionali, parlano di una città che cambia, forse in peggio, avvitata su se stessa e sui suoi problemi. Annaspa, senza una traiettoria che la proietti nel futuro. Una città fatta da chi la abita e la vive, con sempre più fatica, tra quartieri periferici che scompaiono dalla geografia degli investimenti, dove i riflettori si spengono e le luci si riaccendono solo quando succede il “fattaccio”.

Da Torpignattara al Pigneto: viaggio tra i guai

Cominciamo il nostro racconto da Torpignattara. Borgata storica nel quadrante sud-est, tagliata in due da via Casilina, qua si è insediato il più importante insediamento migrante della città. I negozi parlano cinese, cingalese, rumeno. Un meltingpot che però produce anche tanti problemi. Da settembre ad oggi il quartiere è in subbuglio, comitati, assemblee settimanali, blocchi stradali. Ma quali sono i problemi di Torpignattara? Perché protestano i cittadini? Cosa si nasconde dietro la parola “degrado” che riempie i titoli dei giornali e gli striscioni dei cittadini? Prima di tutto c'è lo spaccio di sostanze stupefacenti: di notte e di giorno a Torpignattara si spaccia. E lo spaccio si conquista le strade, le toglie ai cittadini. A questo si aggiunge una babele di lingue e di comunità che fa sentire gli “indigeni” assediati, gli spacci di cibo “etnico”, così come i luoghi di preghiera creano diffidenza. “Non siamo razzisti ma…” è una delle frasi che si è sentita più spesso in queste settimane. Spostandosi più verso il centro arriviamo al Pigneto, storico quartiere popolare trasformato in un terra di apericena e movida. Quelli che una volta erano abusi edilizi, spesso fatiscenti, vengono affittati a caro prezzo a giovani e studenti. L'isola pedonale è il cuore pulsante di un quartiere che vive pieno di contraddizioni: ai nuovi arrivati attirati dal “quartiere alternativo” si affiancano gli abitanti storici, la sera qua si riversano migliaia e migliaia di persone. Con la movida si trasforma il quartiere, le strade si riempiono fino a notte fonda, e non sempre gli abitanti storici ne sono contenti tra schiamazzi, risse e spaccio. La chiamano “gentrificazione”, succede a Roma come a Berlino.

Roma, un centro storico senz'anima?

La prima cosa che ha fatto Marino salendo in Campidoglio è una grande promessa alla città: “realizzeremo il Parco archeologico dei Fori Imperiali”. L'idea, disegnata da Antonio Cederna sulla base del lavoro del sovrintendente Antonio La Regina, è semplice quanto ambiziosa: ripristinare il tessuto unitario dell'area archeologica, da Piazza Venezia all'Appia. Grande battage mediatico e per ora solo una “mezza pedonalizzazione”. Marino vorrebbe un centro tutto pedonalizzato, e la parziale pedonalizzazione del Tridente mediceo (via Babuino, via del Corso, via Ripetta) è un altro passo in questa direzione; un museo a cielo aperto capace di attrarre risorse e turisti. L'idea è semplice, ma metterla in pratica sarà più difficile che raccontarla, al momento sembra tutto fermo, e serviranno soprattutto risorse. Risorse che, come nel caso della ristrutturazione del Colosseo sponsorizzata da Della Valle, il sindaco Ignazio Marino non esclude di mettere in campo capitali privati e provenienti dall'Unione Europea. Se nei primi quattro mesi del 2014 il flusso dei turisti è in aumento Roma non tiene di certo il passo con le grandi capitali europee, ultima tra le grandi, fuori dal circuito dei grandi eventi e del turismo giovanile (Roma non ha un ostello della gioventù!).

Da San Basilio ai colletti bianchi: a Roma c'è la mafia?

Alla periferia nord-est c'è San Basilio, il quartiere prende forma alla fine degli anni '60 per iniziativa delle prime giunte rosse che hanno guidato la città per un ventennio. Migliaia di alloggi popolari, centinaia occupati in maniera organizzata, quartiere popolare dove ogni servizio viene strappato dalle battaglie, anche durissime degli abitanti. Oggi San Basilio tanti l'hanno paragonata a Scampia, qui le notti le strade sono in mano allo spaccio di cocaina: vedette, piazze di spaccio, macchine in fila. A San Basilio c'è la mafia e controlla il territorio. Dopo anni di politica dello struzzo, la politica ne sta cominciando a prendere atto. A Roma c'è la malavita romana, quella nata dalla diaspora della Banda della Magliana che ha sempre avuto rapporti con la camorra e la mafia siciliana. Ma non ci sono solo fiumi di cocaina però, ma milioni di euro da riciclare investiti in appartamenti di lusso e in attività commerciali, bar e locali all'ombra spesso dei palazzi della politica. Se non esiste una mafia romana, a Roma la mafia c'è.

Viabilità nella Capitale, disastro quotidiano

Quanto ci vuole a muoversi a Roma? Troppo. La maggior parte dei cittadini passa infinite ore imbottigliata nel traffico o aspettando i mezzi pubblici. Roma è una città che è cresciuta troppo e in maniera disordinata, inseguendo più la bramosia dei costruttori che il disegno organico di una città. Le vecchie periferie, dove forse arriverà in qualche anno la metro, sono ormai diventate aree "semi centrali" della metropoli. Ora le vere periferie sono quelle che superano il Grande Raccordo Anulare: sono i nuovi quartieri residenziali  sorti negli ultimi vent'anni, attualmente scollegati e mal serviti da strade dissestate e mezzi pubblici insufficienti. Prima si costruisce, poi dopo dieci anni arriveranno i trasporti. Nascono così veri e propri casi di “segregazione urbana”, dove alla lontananza in linea d'aria dal centro della città si affianca la scarsa capacità di muoversi per i suoi abitanti.

L'incubo rifiuti e l'Europa che attende

Al massimo qualche ritardo, ma nessun rogo di immondizia per strada, a Roma non c'è un dramma simile a quello della Campania e su questo non ci piove. Roma non è Napoli però anche perché ha messo la sua immondizia sotto il tappeto, o meglio l'ha infilata di proroga in proroga nel buco nero di Malagrotta, condannandosi ad essere dipendente dal "re della monnezza", Manlio Cerroni. Ora Malagrotta ha chiuso ma non è finita l'emergenza: si cercano nuove discariche, i rifiuti vengono mandati in altre regioni, gli impianti di smaltimento mancano e la raccolta differenziata, nella babele di modalità in cui avviene, è ben al di sotto degli obiettivi prefissati. L'Europa è pronta con le maxi multe e Roma rischia di essere sommersa da un mare di rifiuti.

Cultura: dagli ex cinema al teatro Valle

Tra luglio e settembre Roma ha perso tre spazi che producevano cultura: il Teatro Valle, il Cinema America e l'ex Cinema Volturno. Tre spazi occupati che, con modalità e intensità diversa, hanno però rappresentato un vero e proprio shock culturale. Al di là di cosa se ne possa pensare dell'occupazione in se per sé questi spazi hanno supplito spesso e volentieri alle politiche culturali ufficiali. E ora che questi luoghi non ci sono più soffrono spazi istituzionali come il Teatro Eliseo, a rischio chiusura, e il pasticcio del Teatro dell'Opera non sembra trovare una soluzione. Su cosa puntano le politiche culturali di Roma Capitale? Sulle periferie, sui grandi eventi, sulla valorizzazione delle risorse del territorio, sull'apertura di spazi culturali? L'Estate Romana, la grande creatura dello scomparso Renato Nicolini è di fatto moribonda e le luci delle notti bianche di veltroniana memoria sono spenti. I teatri di cintura e il circuito delle biblioteche comunali sono un presidio importante nelle periferie, ma da soli non bastano.

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