Tsunami sul porto di Fiumicino: 15 avvisi di garanzia, indagato anche l’ex sindaco
Quindici avvisi di garanzia sono stati recapitati ad altrettanti indagati nell'operazione "Mare Mosso". L'inchiesta vede al centro i lavori per l'ampliamento del porto di Fiumicino e coinvolge dirigenti della Regione Lazio e lo stesso comune di Fiumicino, oltre a due società a partecipazione pubblica. Le indagini, portate avanti dalla Polizia Tributaria e dalla Guardia di Finanza già avevano portato nell'autunno del 2012 al sequestro dell'area del cantiere del Porto della Concordia e all'arresto nel 2013 del numero uno del gruppo Acqua Marcia, a cui apparteneva l'azienda general contractor per i lavori del porto.
Veniva così alla luce un vasto sistema di subappalti, che comportava un onere di spesa per la società appaltatrice molto minore di quello messo a bilancio (100 milioni contro i 400 previsti), inoltre i lavori erano spesso condotti con materiale scadente e in maniera incompleta, tanto da minare secondo gli inquirenti la stessa stabilità e sicurezza delle strutture. I sistema messo su dall'imprenditore prevedeva, oltre l'appropriazione indebita, anche il riciclaggio di denaro grazie a false fatture emesse da società cipriote, con i conti in Lussemburgo, riconducibili allo stesso.
Da questa prima fase dell'indagine, gli inquirenti si sono concentrati sul rapporto tra le aziende appaltatrici e l'amministrazione pubblica, per rilevare eventuali illeciti. E' emerso così un rapporto continuo tra le aziende e l'amministrazione. Sono finiti così nell'indagine l'ex sindaco di Fiumicino e un ex funzionario regionale, assieme ad alcuni dirigenti di società partecipate, responsabili secondo gli inquirenti di aver attuato delle forzature amministrative in favore delle aziende coinvolte e di aver condiviso con loro documenti pubblici prima che venissero approvati