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Appalto di mascherine mai arrivate negli ospedali: assolto Antonello Ieffi

Antonello Ieffi è stato assolto dai Giudici della Suprema Corte di Cassazione “perché il fatto non sussiste”. Era accusato di turbativa d’asta sulla vicenda di un carico di mascherine mai arrivato in Italia.
A cura di Natascia Grbic
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L'imprenditore Antonello Ieffi
L'imprenditore Antonello Ieffi
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AGGIORNAMENTO: Antonello Ieffi è stato assolto dai giudici della Suprema Corte di Cassazione il 25 febbraio 2022 "perché il fatto non sussiste" ed è innocente. L'imprenditore quarantaduenne era stato arrestato lo scorso 9 aprile con l'accuse di turbativa d'asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture in un'inchiesta della Procura di Roma su appalto di 15,8 milioni di euro indetto da Consip, nei primi mesi della pandemia, per l'acquisto di 3 milioni di mascherine, mai arrivate poi in Italia. Ieffi durante il processo si è sempre difeso spiegando che aveva agito con l'intenzione di “fare del bene al Paese in un momento drammatico”.

"Ho agito per aiutare l'Italia"

Nel corso dell'interrogatorio di garanzia in carcere, Ieffi ha sempre dichiarato di aver agito per aiutare l'Italia durante l'emergenza coronavirus. "Ieffi ha spiegato di aver inoltrato al delegato Consip sia un video ricevuto dal fornitore indiano con il carico di mascherine fatto arrivare in un deposito in Cina, sia di avergli fornito il numero di telefono del magazziniere – ha dichiarato il suo legale, Andrea Coletta – Ma a quel punto si sono interrotte le comunicazioni con Consip. Inoltre ha chiarito che la merce sarebbe stata pagata al fornitore solo una volta arrivata in Italia e a seguito dei controlli sulla qualità dei materiali".

Il quarantaduenne aveva partecipato alla gara per la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di apparecchiature sanitarie per un valore complessivo di 258 milioni per 24 milioni di mascherine chirurgiche per 15,8 milioni, che non sono mai arrivate. Consip, tramite l'Agenzia delle Dogane, ha proceduto a un controllo nel luogo dove i dispositivi avrebbero dovuto essere stoccati, ossia l'aeroporto cinese di Guanhzhou Baiyun, dove le mascherine non c'erano e ha quindi annullato l'assegnazione in autotutela.

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