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Tre municipi di Roma disobbediscono a Salvini: “No a polizia e telecamere a scuola”

I municipi di centrosinistra decidono di non collaborare con il Campidoglio all’applicazione del piano “Scuole Sicure” del ministro dell’Interno Matteo Salvini. La rivolta è partita dal III Municipio: “Militarizzare le scuole con telecamere e forze di polizia, oltre ad essere inefficace, rischia di spaventare i ragazzi e produrre stigma sociale”.
A cura di Valerio Renzi
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Tre municipi di Roma, il III, l'VIII e il I, tutti guidati da una maggioranza di centrosinistra, hanno deciso di "disobbedire" al ministro dell'Interno Matteo Salvini e alla sindaca di Roma Virginia Raggi, rifiutandosi di rispondere alla circolare con cui l'amministrazione comunale chiedeva di indicare due scuole a municipio considerate a "rischio", così da inserirle nel programma "Scuole sicure" voluto dal leader della Lega con una copertura di 2,5 milioni di euro messi a disposizione dei comuni. Un'occasione che la Raggi ha deciso di cogliere subito, avendo a disposizione 727mila euro, più del doppio di Milano (344) e il triplo di Napoli (233). A contestare l'idea di spendere soldi per trasformare le scuole in una sorta di caserma presidiata da telecamere e agenti, sono arrivati oggi anche i dirigenti scolastici, che a gran voce sono tornati a chiedere maggiori fondi per l'edilizia scolastica.

La rivolta è partita del III Municipio. Con una lettera il presidente Giovanni Caudo e l'assessora alla scuola Claudia Pratelli, hanno spiegato le ragioni del loro gesto, parlando di "approccio securitario' della direttiva" governativa, "interpretata dalla sindaca ‘in senso ancor più restrittivo".  “È doveroso – scrivono – che il tema dello spaccio di stupefacenti sia assunto dalle istituzioni ma affrontarlo esclusivamente come una questione d’ordine pubblico, irrobustendo l’apparato di sorveglianza è una strategia inadeguata e controproducente”

Pratelli e Caudo sottolineano come “solo il 5% delle risorse stanziate possa essere destinato a progetti educativi di prevenzione, rivolti alle ragazze e ai ragazzi e che non siano contemplati interventi di riqualificazione delle aree depresse del territorio”. “Militarizzare le scuole con telecamere e forze di polizia, – denunciano – oltre ad essere inefficace, rischia di spaventare i ragazzi e produrre stigma sociale, quanto di peggio per i meccanismi di fiducia che sostengono la relazione tra cittadini e istituzioni e il percorso educativo”. Il minisindaco e l'assessore del municipio di Montesacro propongono invece all'amministrazione comunale (e non solo) di lavorare per trovare fondi e personale per tenere le scuole aperte il pomeriggio, oltre che per un piano straordinario di intervento per l’edilizia scolastica che metta in sicurezza le nostre scuole e che dia sostanza al proposito puntualmente ripetuto dopo ogni tragedia: ‘mai più'".

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