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Tmb Salario, i comitati incontrano la Regione Lazio: “Valutiamo ritiro autorizzazione”

Assemblea tra l’assessore della Regione Lazio Massimiliano Valeriani e i comitati che si battono contro l’impianto Tmb Salario dell’Ama. Al centro del dibattito le responsabilità sui miasmi avvelenano la vita di migliaia di cittadini e come fare per chiuderlo.
A cura di Valerio Renzi
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Almeno duecento persone nel pomeriggio di ieri hanno partecipato ad un'assemblea con l'assessore regionale Massimiliano Valeriani nella sede del III Municipio a piazza Sempione. Al centro dell'incontro la situazione del Tmb Salario. L'impianto Ama sta diventando una vera e propria bomba sociale e ambientale, mentre Roma Capitale e Regione Lazio continuano uno scontro quasi quotidiano sulle responsabilità del ciclo dei rifiuti a Roma. I toni sono esasperati, molti dei presenti da anni si battono contro l'impianto, temono per la propria salute e chiedono risposte immediate. "Questa è un'emergenza, vogliamo che le istituzioni rispondano chiudendo subito l'impianto non domani", scandisce al microfono una signora dei comitati.

Il presidente del III Municipio Giovanni Caudo, in prima fila da quando è stato eletto in questa battaglia, sottolinea come Valeriani abbia accettato l'invito al confronto, al contrario dell'assessora all'Ambiente di Roma Capitale Pinuccia Montanari e della sindaca Virginia Raggi. Ma, nonostante l'invito sia arrivato da un municipio "amico", l'assemblea è un confronto vero e serrato e non si esaurisce in un comizio. Gli esponenti dei comitati hanno stilato una lista di domande circostanziate e competenze e attendono risposte. La discussione gira attorno a due punti fondamentali: a che punto è il piano rifiuti che la Regione Lazio ha il dovere di presentare per disegnare il ciclo dei rifiuti di ogni provincia, ma soprattutto perché la Pisana non revoca le autorizzazioni accordate all'impianto.

Ed è su questo punto che Valeriani fa l'apertura più significativa, chiarendo che il ritiro dell'autorizzazione al Tmb Salario è una delle ipotesi possibili. "Abbiamo chiesto delle integrazioni di documentazione ad Ama perché è in corso una richiesta di aggiornamento dell'Aia, se non ci verranno date tutte le informazioni e le documentazioni richieste non si esclude nulla, anche di sospendere l'autorizzazione". L'assessore della giunta Zingaretti ha però insistito sulle responsabilità del Campidoglio e di Ama, chiarendo che la responsabilità sul funzionamento dell'impianto e sulle conseguenze per i cittadini è tutta dell'amministrazione Raggi. "Il Tmb Salario è una vergogna perché nei fatti è diventato una Malagrotta di questi giorni, perché non è solo un luogo di trattamento ma perché lì si stocca un quantitativo gigantesco di rifiuti tale per cui è impossibile continuare a coesistere con quel l'impianto. Ma è Roma Capitale che ci deve spiegare una volta per tutte cosa intende fare risolvere il tema dei rifiuti e la questione del Salario".

Una versione dei fatti che non va giù all'Ama che a stretto giro risponde con una nota: "L'impianto di Trattamento Meccanico Biologico del Salario non ha mai trattato più rifiuti di quanto previsto dalle autorizzazioni. L'azienda smentisce categoricamente quanto asserito dall'assessore Valeriani. L'impianto al momento è al servizio dell'intero quadrante Nord della città di Roma e ogni attività in essere è tesa ad assicurare non solo il minor impatto possibile per i residenti di quel quadrante, ma anche condizioni di sicurezza degli stessi addetti Ama che vi lavorano". Dura anche la replica del M5s in comune: "Mentre Valeriani parla, Roma fa. In poche settimane, oltre 127mila romani sono stati serviti dalla nuova differenziata tecnologica ed efficiente, quella che Valeriani e i suoi colleghi di partito non sono stati in grado di realizzare in decenni di malgoverno della Capitale. Riusciremo a chiudere i Tmb solo grazie alla programmazione rigorosa ed efficace della Giunta Raggi, aumentando la differenziata".

E mentre i toni dello scontro politico non accennano ad abbassarsi, i comitati scenderanno in piazza il prossimo 6 ottobre, con un corteo che terminerà proprio all'esterno dell'impianto che è diventato l'incubo di migliaia di cittadini, avvelenando un intero quadrante della città.

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