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Sul litorale a sud di Roma comanda la ‘ndrangheta: “Valutare lo scioglimento del comune di Anzio”

La relazione finale della Commissione parlamentare antimafia dedica ampio spazio al territorio del litorale sud di Roma, invitando a valutare lo scioglimento del comune di Anzio per inflitrazioni mafiose. Qui, da almeno vent’anni, la ‘ndrangheta ha messo radici profonde, arrivando a influenzare la vita politica, sociale ed economica.
A cura di Valerio Renzi
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Le infiltrazioni mafiose nel territorio di Anzio sono così gravi e radicate, da rendere necessario lo scioglimento del comune costiero a sud di Roma. Lo dice la relazione finale della Commissione Parlamentare Antimafia guidata da Rosy Bindi, che in un corposo report finale ha consegnato il risultato di cinque anni di missioni sui territori e di audizioni. "Alla luce del quadro d’insieme dei documenti e degli elementi di informazione acquisiti dalla Commissione nel corso dei lavori – si legge nella relazione- nonché dalle risultanze del processo “MalaSuerte”, e dell’inchiesta“Evergreen”, appare pertanto auspicabile svolgere quanto prima una nuova valutazione, complessiva ed approfondita, della situazione della legalità nel comune di Anzio, al fine di verificare compiutamente la sussistenza degli elementi di legge per nominare una commissione d’accesso in seno al comune, ai sensi dell’articolo143 del TUEL".

L'appello è al prefetto di Roma Paola Basiloni a fare presto e intervenire. In particolare, secondo quanto emerso nelle inchieste citate, nel litorale a sud di Roma la parte del leone lo da la ‘ndrangheta, che ha infiltrato pesantemente la vita economica e politica. Da qui passa la droga destinata alle piazze di spaccio di Roma e qui i clan hanno investito in attività imprenditoriali. In particolare il Clan Gallace qui è di casa da ormai tre decenni, come si legge nella relazione della Commissione guidata da Rosy Bindi: "Sono arrivati condizionare anche l’attività degli enti locali come attesta lo scioglimento per condizionamento da parte della criminalità organizzata, del consiglio comunale di Nettuno nel 2005. Il territorio compreso tra Anzio, Nettuno e Ardea risulta essere caratterizzato dal radicamento del clan calabrese dei Gallace “per effetto della presenza massiva e ramificata di numerose famiglie appartenenti al medesimo locale”.

"A più riprese – prosegue – sono state segnalate all’attenzione della Commissione le criticità della situazione di Anzio, in particolare: la posizione di alcuni consiglieri comunali, tra questi in particolare quella di Pasquale Perronace, fratello di Nicola Perronace, pregiudicato, elemento dispicco del clan Gallace imputato per articolo 416-bisdel codice penale, poi morto per cause naturali; i molteplici lavori assegnati senza gara alla società Centro servizi immobiliari di Domenico Perronace, nipote del consigliere comunale di maggioranza Pasquale Perronace e del defunto Nicola Perronace, da parte dell'amministrazione comunale di Anzio, l'ultimo dei quali nel 2016; le vicende interessate dal procedimento penale denominato "Mala Suerte", della procura di Velletri che nel maggio 2016 ha condotto all’arresto di diversi pregiudicati che operavano nella zona di Anzio, tra i quali spicca Roberto Madonna (già colpito da misure cautelari per estorsione aggravata, spaccio di droga ed altri gravi delitti), detto anche il “re di Lavinio”.

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