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Suburra, la famiglia Anacleti è ispirata al clan Casamonica: ma quanto si assomigliano?

La famiglia criminale degli Anacleti nella serie Suburra, di cui da poco Netflix ha messo online la seconda stagione, è esplicitamente ispirata al clan di sinti italiani dei Casamonica. Ma tra la realtà è la fiction ci sono delle differenze significative: nella realtà i Casamonica per sedere al tavolo che conta non devono più chiedere il permesso a nessun Samurai.
A cura di Valerio Renzi
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Manfredi Anacleti (Adamo Dionisi) e Alberto 'Spadino' Anacleti (Giacomo Ferrara)
Manfredi Anacleti (Adamo Dionisi) e Alberto ‘Spadino' Anacleti (Giacomo Ferrara)

Dallo scorso 22 febbraio su Netflix è uscita la seconda stagione di Suburra, la serie dedicata al mondo criminale romano e ispirata dall'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo (già trasportato sul grande schermo). Molti i rimandi tra i personaggi sullo schermo e le vicende di cronaca e giudiziarie che hanno riempito le pagine dei giornali negli ultimi anni, segnando la vita e l'immaginario della città. Se Samurai (interpretato da Francesco Acquaroli) è evidentemente ispirato alla figura di Massimo Carminati (delle differenze tra fiction e realtà ne abbiamo parlato qua), la famiglia Anacleti è evidentemente ispirata al clan di sinti italiani Casamonica, egemoni nell'area sud della capitale, tra Ciampino, Romanina e Cinecittà.

Ma quali sono le differenze tra i Casamonica della realtà e la famiglia Anacleti criminale rappresentata in Suburra? Alcune cose sicuramente corrispondono: la villa dove detta legge Manfredi Anacleti assomiglia al fortino di vicolo di Porta Furba, diventato famoso quando alcuni mesi fa le forze dell'ordine lo hanno espugnato con i mano i mandati di arresto della più grande operazione contro il clan. In egual modo gli interni sfarzosi e kitsch, l'oro ovunque da poltrone e divani ai rubinetti del bagno, che si vedono in Suburra ricalcano pedissequamente la pacchiana ostentazione di ricchezza e cattivo gusto che ritroviamo nelle ville (per lo più abusive) sequestrate ai Casamonica. Anche il ruolo delle donne, padrone in caso quando gli uomini non ci sono e pronte a gestire gli affari quando mariti e figli finiscono in carcere, corrisponde a quanto emerge dalle carte delle inchieste, così come il fatto che la mafia dei sinti italiani non ha al centro una sola famiglia, ma più famiglie imparentate e alleate tra loro.

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Ma la grossa differenza tra il film e quelli che emerge dal lavoro degli inquirenti è che i Casamonica, a differenza degli Anacleti, anche se amano descriversi come “degli zingaracci”, cavallari e giostrai con qualche mela marcia, da tempo ormai siedono al tavolo che conta. Mentre nella fiction Samurai decide o meno se farli sedere a spartirsi la torta, nella realtà trattano alla pari con esponenti di camorra e ‘Ndrangheta, e sono in grado di avere rapporti con i narcos sudamericani per acquistare la droga. Non solo più strozzini, truffatori o piccoli spacciatori, i Casamonica governano intere aree della città e sono dei player di peso nello scacchiere criminale della capitale con cui tutti, volenti o nolenti, devono fare i conti.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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