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Storace, Fini e Casa Pound: la destra che non vota Bertolaso

La destra romana, che nel 1993 prendeva più del 30% dei voti e che con Gianni Alemanno nel 2008 è arrivata a governare la città, si presenta alle prossime elezioni comunali più divisa che mai.
A cura di Valerio Renzi
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Festeggiamenti per l'elezione di Gianni Alemanno
Festeggiamenti per l'elezione di Gianni Alemanno

La destra romana arriva all'appuntamento delle prossime elezioni comunali nel 2016 più divisa che mai. Eppure quando il centrodestra ha conquistato Roma, o ha conseguito i risultati migliori, lo ha fatto affidandosi ad un uomo proveniente da quella destra radicata in città, in grado di raccogliere consensi importanti nei quartieri alti come nelle borgate. Gianfranco Fini, segretario di quello che era ancora il Movimento Sociale Italiano, nel 1993 arrivava a prendere il 35% dei consensi come candidato sindaco, riuscendo a riunire quello che sarebbe stato il futuro centrodestra attorno al suo nome. E dopo l'era di Rutelli e quella di Veltroni, il centrodestra espugnava finalmente il Campidoglio guidato da uno degli esponenti della così detta "destra sociale", Gianni Alemanno. Era il 2008, praticamente l'altro ieri, ma sembra un'era geologica fa.

Sondaggi alla mano, il partito più rappresentativo del centrodestra in città sono ancora i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, che hanno ereditato quel solido radicamento che era di Alleanza Nazionale. Sfumata la candidatura proprio della Meloni, Fdi ha accettato il nome di Guido Bertolaso proposto da Silvio Berlusconi. Un nome e una modalità di decisione del candidato sindaco che non sono andati giù a tanti a destra, con il risultato che proprio dove è più forte la destra italiana si presenta più divisa che mai. Ha confermato la volontà di volersi candidare Francesco Storace, ex governatore del Lazio e segretario de La Destra, che vuole offrire uno spazio alla destra romana, lontano da quello che ritiene un impresentabile. "Dopo Mafia Capitale non vorrei fare una campagna elettorale per Bertolaso con il codice penale in mano", ha detto Storace. Contro la candidatura della Protezione Civile è intervenuto anche Gianfranco Fini, lontano dai riflettori e dalla mischia dopo il rovinoso fallimento del progetto di Futuro e Libertà, che parlando di Storace ha detto "se si candida raccoglierà consensi importanti".

Gianni Alemanno, messo all'angolo dopo l'esplosione di Mafia Capitale, dopo aver perso la battaglia dentro la Fondazione Alleanza Nazionale per rilanciare un movimento con il nome del vecchio partito, ha continuato a chiedere le primarie del centrodestra a nome della sua "Azione Nazionale". L'accusa rivolta a Meloni e Salvini è quella di essersi genuflessi ancora una volta a Berlusconi, inseguendo "un centrodestra che non esiste più". Da più parti si sbandierano i sondaggi secondo i quali, in caso di primarie del centrodestra, un candidato come Storace o Meloni avrebbe superato e di gran di lunga i consensi di Bertolaso.

Ad annunciare la corsa solitaria anche gli inquilini di via Napoleone III: dopo la luna di miele con la Lega di Matteo Salvini, Casa Pound sembra pronta a presentarsi da soli. "Roma ha bisogno di un sindaco di Casa Pound", questo il messaggio sui manifesti con cui il movimento di estrema destra ha tappezzato Roma. Di Stefano e soci, sfumata una candidatura di destra con la convergenza dell'amico Salvini, hanno deciso così di andare per conto loro e di non guardare a Francesco Storace, complicando così ancora di più la situazione a destra.

Andrea Augello, una lunga militanza a destra, da segretario del Fronte della Gioventù a Roma a senatore, è stato il deus ex machina delle campagne elettorali che portano Gianni Alemanno e Renata Polverini rispettivamente in Campidoglio e alla Pisana. Con la fine del Popolo delle Libertà ha preso bagagli e voti per trasmigrare, assieme a tutto un pezzo della destra sociale romana riunita attorno all'ex enfant prodige Roberta Angelilli, dentro il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. Sempre più lontani dai camerati di un tempo, Augello e Angelilli andranno invece a votare l'imprenditore Alfio Marchini.

La destra romana, chi per non fare un dispetto a Berlusconi, chi per non farlo a Matteo Renzi, sembra così non ambire più a governare la città, arrivando ad appoggiare almeno tre candidati diversi, riducendo al lumicino le speranze per chiunque di arrivare al secondo turno.

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