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Sequestrati 320 immobili al re di Ostia Mauro Balini: c’è anche il Residence Porto di Roma

Sequestrati 320 immobili riconducibili a Mauro Balini, il potente imprenditore di Ostia al centro delle cronache giudiziarie e sospettato di stretti legami con i clan del litorale.
A cura di Valerio Renzi
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La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Roma ha sequestrato questa mattina 320 immobili sul litorale di Ostia, tra cui il Residence Porto di Roma. Gli immobili, per un valore stimato di circa 50 milioni di euro, sono tutti riconducibili a Mauro Balini. Il noto imprenditore era già stato destinatario di un provvedimento di sequestro di beni per 460 milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Roma – Sezione misure di prevenzione, e ha come oggetto l'intero capitale sociale e patrimoniale di una società di costruzioni, tra cui figurano boxe, terreni, appartamenti, uffici, oltre al già menzionato residence.

Quello di Mauro Balini, 51 anni, è un nome già noto alle cronache giudiziarie. Rampollo di una delle più influenti famiglie del litorale romano è stato accusato di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di proventi illeciti e intestazione fittizia di beni. È l'operazione "Portus Romae" dell'estate 2015 con al centro proprio la costruzione del Porto di Roma: secondo gli inquirenti avrebbe portato la società Ati (Attività turistiche imprenditoriali) al fallimento, dirottando il denaro verso un labirinto di società e prestanome. E proprio il nuovo porto turistico di Ostia è stata la sua grande creatura, realizzata convincendo politici di ogni schieramento della necessità dell'ampliamento.

Mauro Balini e i sospetti rapporti con la criminalità organizzata

Il sequestro di beni è arrivato anche per i supposti rapporti di Balini con la criminalità organizzata da tempo insediato sul litorale, il cui municipio ricordiamo rimane commissariato proprio a causa delle infiltrazioni mafiose. In particolare il nome dell'imprenditore emerge all'interno dell'operazione "Nuova Alba" contro i clan Fasciani e Triassi e nell'operazione "Tramonto". Balini avrebbe addirittura corrisposto un fisso mensile alla famiglia di Roberto Giordani come favore ai Fasciani, visto che l'uomo si trovava in carcere per aver eseguito un agguato ai danni del boss della famiglia avversaria, i Triassi. Balini avrebbe anche affidato lo stabilimento balneare Hakuna Matata e il servizio di sicurezza del porto al pregiudicato Cleto Di Maria, considerato un vero e proprio narcotrafficante. Il nome di Balini emerge anche in mafia capitale: è accusato di aver corrotto Luca Gramazio, esponente di centrodestra, per aiutarlo ad avere l'ok per ampliare il porto da 800 a 1400 posti, soprattutto per attrarre yacht di super lusso.

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