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Scioperano i magazzinieri di Zara: da Roma la protesta si allarga a tutta Italia

In mobilitazione i facchini dei magazzini di Zara che chiedono il rispetto del contratto nazionale della logistica, di arretrati e stipendi pregressi da parte delle cooperative che gestiscono l’approvigionamento di merce nelle boutique. L’8 marzo sit in fuori il negozio di via del Corso.
A cura di Valerio Renzi
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Scioperano i lavoratori dei magazzini che si occupano di rifornire la nota catena di vestiario Zara. La protesta, dalla capitale, si è estesa a tutta Italia con scioperi indetti anche a Bologna, dove ieri e oggi i lavoratori incroceranno le braccia mentre in altre città  La vertenza, guidata dalla Filt Cgil, riguarda le condizioni di lavoro nei magazzini dove non vengono riconosciuti gli straordinari, dove gli stipendi arrivano in ritardo e i sindacati denunciano un clima pesante nei confronti dei lavoratori, per la maggior parte migranti. Ma è a Roma che il confronto tra la cooperativa Expo Logistic (gruppo Faro) e i magazzinieri è più duro, con l'agitazione che prosegue a oltranza. E giovedì 8 marzo la protesta arriverà nel salotto buono della città, con una sit in indetto all'esterno della boutique di Zara di via del Corso nel giorno dello sciopero delle donne.

Tutto nasce da un'inchiesta per riciclaggio

Tutto nasce da un'inchiesta della guardia di finanza su un albergo di Sanremo, il cui titolare è Roberto Picena indagato per riciclaggio, a cui fanno capo un numero impressionante di cooperative che operano in diversi settori, tra cui la logistica. L'imprenditore Picena, tramite 4 o 5 cooperative, controlla tutta la logistica dei negozi di Zara che chiede spiegazioni al titolare dell'appalto: cominciano così ad emergere le condizioni di lavoro e la mancata applicazione del contratto nazionale della logistica. I magazzinieri di Roma arrivano alla Cgil che scoperchia il vaso di Pandora, così la partita si allarga e non riguarda più solo l'applicazione del contratto, ma anche il riconoscimento del pregresso, fino a 15 anni di vita lavorativa. L'azienda propone 8000 euro, il sindacato chiede il riconoscimento almeno degli ultimi cinque anni di lavoro, come previsto dalla legge. La trattativa si irrigidisce, poi salta e cominciano gli scioperi.

I negozi di Zara rischiano di rimanere vuoti

Il marchio di vestiario, dopo alcuni giorni, tenta una mediazione ma al momento l'agitazione non si ferma e i magazzini dei negozi presto potrebbero rimanere vuoti. “La logistica di questo paese sta scrivendo l’ennesima pagina di lotta da quando in questo settore si è avviata la politica di terziarizzazione delle attività a favore di soggetti imprenditoriali non sempre in linea con le previsioni normative”, si legge in una nota della segreteria regionale della Filt Cgil del Lazio. "La vicenda evidenzia ancora una volta quanto servirebbe una norma idonea a ridurre il perimetro di azione delle società cooperative, che nell’ambito della produzione di lavoro non hanno evidentemente motivo di esistere. – prosegue il sindacato –  Da settimane ormai abbiamo avviato una trattativa con l’azienda che ha in appalto le attività di facchinaggio per conto di Zara sul nostro territorio finalizzata al ripristino della legalità, con il riconoscimento di tutte le previsioni normative ed economiche del contratto nazionale della logistica e degli arretrati per le tante e gravi mancanze riscontrate rispetto al passato, ma a oggi nessuna soluzione è stata trovata, malgrado le due giornate di sciopero già consumate”.

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