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Salvini protesta, ma nel 2010 la Lega votò per risanare il debito di Roma con i soldi dello Stato

Nel 2010 la Lega Nord ha avallato la scelta dell’allora governo Berlusconi di concedere aiuti economici statali per risanare il debito di Roma. Dal 2011 il Ministero dell’Economia e delle Finanze versa 300 milioni i euro l’anno per ripianare i debiti giganteschi della Capitale. Il Campidoglio, grazie a parte dei soldi dell’addizionale Irpef pagata dai contribuenti romani, versa 200 milioni l’anno per risanare il debito.
A cura di Enrico Tata
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Matteo Salvini
Matteo Salvini

In queste ore Matteo Salvini sta protestando duramente contro il cosiddetto ‘Salva Roma', la norma inserita nel ‘dl crescita' che trasferirebbe allo Stato una parte del gigantesco debito della Capitale. L'obiettivo, come ha spiegato la sindaca Raggi con le note ‘molliche di pane', è consentire di rinegoziare i tassi di interesse dei mutui e permettere così un risparmio di denaro per le casse pubbliche e per i cittadini. Oggi i 5 Stelle, ma anche il deputato del Partito democratico, Luigi Marattin, hanno attaccato il ministro degli Interni su un punto: nel 2010 è stato lui, o meglio il suo partito, la Lega, a votare affinché il debito della ‘Città Eterna' venisse pagato anche con i soldi dello Stato. "Nel 2008, il governo Berlusconi ha varato il cosiddetto ‘Salva-Roma’. Cioè ha avviato una gestione commissariale che prevede, ogni anno, la spesa di 500 milioni di euro l’anno di soldi pubblici. Per intenderci: ogni anno gli italiani pagano un pezzo del debito di Roma grazie alla legge fatta dal governo di centrodestra. L’unico vero ‘Salva-Roma’ lo ha fatto nel 2008 il governo Lega-Berlusconi, con Alemanno sindaco. L’allora giovane deputato Matteo Salvini votò a favore", si legge sul blog delle Stelle. D'accordo il deputato dem Luigi Marattin: "Dice che non vuole che i debiti di Roma finiscano sulle spalle dello Stato? Forse non si e' accorto che questo fu fatto nel 2010, con la Lega al governo e il suo collega sovranista Alemanno in Campidoglio. Noi rifiutiamo la logica del travisare i fatti per mera convenienza politica. Non lo meritano i cittadini romani e non lo meritano tutti gli italiani".

La storia del debito di Roma

La storia del debito di Roma comincia il 28 aprile del 2008: Gianni Alemanno batte Francesco Rutelli al ballottaggio e diventa il nuovo sindaco di Roma. Si accorge che le casse del Comune sono vuote e anzi a pesare sui bilanci della Capitale è un debito gigantesco di diversi miliardi di euro. Nei mesi successivi ottiene dal governo ‘amico' guidato da Silvio Berlusconi un decreto legge, il 112 del 2018, che la nomina di Alemanno a Commissario Straordinario "per la ricognizione della situazione economico-finanziaria dello stesso Comune e delle società da esso partecipate e per la predisposizione ed attuazione di un piano di rientro dall’indebitamento pregresso". La gestione commissariale, con tutti i debiti accumulati prima del 28 aprile 2008, avrà un bilancio separato rispetto alla gestione ordinaria del Comune di Roma. Una ‘bad company' dove scaricare il debito di Roma. E ad amministrarla, per due anni, è lo stesso sindaco Alemanno.

I soldi dello Stato arrivano solo nel 2010, con il decreto numero 78 del 31 maggio su "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività
economica". Viene costituito un fondo con apposito capitolo di bilancio del Ministero dell'Economia e delle Finanze con una dotazione di 300 milioni di euro l'anno a decorrere dal 2011. In più ci sono 200 milioni che vengono presi dai tributi di Roma Capitale, in pratica grazie a un amento dello 0,4 per cento (massimo. L'addizionale è dello 0,9 per mille, con lo 0,4 che serve a ripagare il debito) sull'addizionale Irpef e 1 euro a passeggero per chi parte con l'aereo dagli scali della Capitale.

A quanto ammonta il debito di Roma

Il debito di Roma Capitale certificato nel luglio del 2010 ammontava a 22,4 miliardi di euro. Nel 2014, per stessa ammissione del nuovo commissario al debito, Massimo Varazzani, era sceso a 14,9 miliardi di euro interessi compresi. Per smaltirlo al ritmo attuale si arriverà al 2039. Pochi mesi dopo l'allora commissario del governo ed ex assessore al Bilancio della giunta Marino, Silvia Scozzese, quantificò il debito in una cifra pari a 13,6 miliardi di euro. Consisteva e consiste tuttora in mutui stipulati prima del 2008 e in penali sulle espropriazioni. Secondo la sindaca Raggi il debito attualmente ammonta a 12,8 miliardi di euro.

In un'intervista rilasciata al Messaggero, l'ex commissario al debito Varazzani spiegava le difficoltà nel rinegoziare i tassi dei mutui:

"Di fondo c’è un’idea comune, quella di poter rinegoziare i vecchi mutui del Comune di Roma. Questo piano, poi, ha diverse declinazioni: c’è chi dice che si potrebbero sostituire i vecchi mutui con un nuovo maxi mutuo concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti a tassi più bassi, e chi dice, addirittura, che il Tesoro potrebbe anticipare circa 9 miliardi di euro senza interessi per 30 anni. Estinguendo anticipatamente i vecchi mutui e quindi pagando meno interessi, è la tesi, si potrebbe ridurre il contributo di 200 milioni a carico dei romani in modo da abbassare, meritoriamente, l’aliquota Irpef. 1.686 contratti relativi ai vecchi mutui, 1.491 sono stipulati con la Cassa Depositi e Prestiti, e la loro estinzione anticipata prevede pesanti penali. Il mancato incasso delle penali da parte Cdp potrebbe configurare un danno erariale. La Cassa Depositi e Prestiti non può, per legge, rinegoziare i mutui senza un provvedimento di carattere generale, essendo tenuta a praticare tempo per tempo condizioni uniformi per tutti i prenditori della specie”.

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