Roma: domani in consiglio comunale una mozione contro il Ddl Pillon. Cosa farà il M5s?
Sul così detto Ddl Pillon, domani, in Campidoglio, l’Assemblea Capitolina discuterà una mozione presentata dal Partito democratico, a prima firma della consigliera Giulia Tempesta, per impegnare la Sindaca e la giunta ad esprimere massima contrarietà al discusso Disegno di legge di riforma del diritto di famiglia. Il provvedimento, al momento in discussione alla Commisione Giustizia, porta il nome del senatore della Lega Simone Pillon, espressione della galassia di associazioni del cattolicesimo tradizionalista e prolife, che secondo i suoi detrattori attacca radicalmente la possibilità delle donne di venire fuori da rapporti violenti e di autodeterminarsi.
Il Ddl Pillon "di fatto concretizza una grave regressione culturale sul piano della consapevolezza del ruolo del genitore, del ruolo della donna rafforzando tra l'altro il vecchio "potere patriarcale", denuncia la mozione portata in aula dalle donne dem. "Il provvedimento in parola riscrivere il Diritto di Famiglia in chiave repressiva e si arroga anche il potere di definire quale sia il modello di genitorialità perfettam arretrando di decenni l'idea di famiglia menzionando unicamente famiglie eterosessuali composte da un ‘padre' e una ‘madre'", si legge ancora nel testo.
Solo ieri il Movimento 5 stelle e il Partito democratico hanno votato insieme una mozione per chiedere lo sgombero dell'occupazione di Casa Pound in via Napoleone III all'Esquilino. La stessa convergenza si rivedrà domani in aula Giulio Cesare? Il tema è spinoso per la maggioranza: la Lega va forte dei punti inseriti nel contratto di Governo, ma le sensibilità sul tema all'interno del MoVimento sono molto variegate.
Domani manifestazione contro il Ddl Pillon a Roma
Proprio domani il senatore Pillon è atteso nella sala consiliare del I Municipio in via della Greca, per un incontro dedicato a "famiglia e natalità" organizzato dalla Lega. Annunciata una manifestazione di contestazione da parte delle donne di Non Una di Meno, che spiegano così le ragioni della loro battaglia contro il provvedimento in discussione: "Si cerca di riportare l'orologio indietro di diversi decenni legando le donne al destino di un matrimonio fallito, oltre a subordinare le esigenze dei figli alla volontà dei genitori, anzi dei padri, e a legittimare la violenza domestica sottraendo alle donne ogni strumento normativo per garantire serenità e sicurezza a se stesse e ai figli".