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Risultati elezioni Roma, il grande flop di Alfio Marchini

Risultato deludente per il candidato civico, ma appoggiato da Forza Italia e Ncd, che non super il 10% non discostandosi dal risultato di 3 anni fa. Eppure Alfio Marchini per molti doveva essere il futuro del centrodestra italiano.
A cura di Valerio Renzi
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Ci sono sfide che non riescono a cogliere il tempo giusto. Sembra il caso della discesa in politica di Alfio Marchini, rampollo di una famiglia di costruttori romani, lui più broker che imprenditore, che con la sua candidatura nel 2013 a sindaco di Roma aveva fatto credere in un nuovo astro nascente. Lignaggio di sinistra (i Marchini detti quelli di "calce e martello"), appoggiato da una parte importante dei costruttori romani e visto di buon occhio Oltretevere essendo vicino ad ambienti dell'Opus Dei, da Roma Alfio Marchini voleva lanciare una sfida ambiziosa: un nuovo soggetto centrista in grado di ripercorrere il miracolo di Forza Italia e imporsi a livello nazionale.

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Il resto fino ad oggi è già storia: nel 2013 Alfio Marchini incassa il 9,48% dei consensi, mentre la sua lista civica il 7,47. Un risultato da cui oggi, tre anni dopo e con in mezzo lo sconquasso del quadro politico romano tra mafia capitale e le dimissioni forzate di Ignazio Marino, non di discosta di molto segnando il fallimento di un progetto politico. Nelle urne di ieri Marchini ha incassato il 10,97%, molto peggio la lista che porta il suo nome che incassa il 4,72%.

A Marchini sarà stato fatale l'abbraccio con Silvio Berlusconi, il vecchio leader che sognava di soppiantare in un ambizioso progetto neocentrista? Oppure non c'è spazio per i "moderati" in un centrodestra egemonizzato dalla proposta lepenista di Meloni e Salvini? O più semplicemente non ha saputo formulare una proposta convincente per i romani, che hanno preferito al bel capitano d'impresa Virginia Raggi, Giorgia Meloni o Roberto Giachetti.

Cosa è andato storto? Sicuramente non ha aiutato Alfio Marchini la rincorsa a destra, tra le battute su Mussolini urbanista e l'abbraccio con Storace. Ma anche scegliere come slogan "liberi dai partiti", per poi chiudere la campagna elettorale assieme al Cavaliere potrebbe non aver convinto gli elettori. Per non parlare della gaffe della Ferrari: l'auto di lusso parcheggiata in autogrill per essere ripresa solo alla fine della giornata di campagna elettorale, per la quale Marchini preferiva un utilitaria.

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