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Regione Lazio, la pillola abortiva arriva nei consultori: è la prima volta in Italia

La pillola abortiva Ru486 arriva per la prima volta in Italia nei consultori, grazie alla sperimentazione che partirà dalla prossima estate nella Regione Lazio, che si conferma all’avanguardia sul terreno della garanzia dell’interruzione volontaria di gravidanza e del diritto alla salute delle donne. Insorgono i movimenti per la vita e la destra.
A cura di Valerio Renzi
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Dalla prossima estate la pillola abortiva Ru486, potrà essere somministrata nei consultori familiari. La sperimentazione è stata annuncia dalla Regione Lazio, che si conferma così apripista nel garantire il diritto alle donne all'interruzione volontaria di gravidanza. Una scelta che arriva dopo il bando destinato ai soli medici non obiettori di coscienza per l'ospedale San Camillo. L'esperimento durerà 18 mesi e porterà, per la prima volta in Italia, l'aborto farmacologico fuori dai reparti di ginecologia, deospedalizzando la somministrazione della Ru486 che viene utilizzata nel 15% dei casi di interruzione volontaria di gravidanza nel Lazio. "L'obiettivo è quello di rendere l'accesso alla legge 194 il meno gravoso possibile per le donne – spiega Vincenzo Panella, direttore generale del dipartimento Salute e Politiche Sociali della regione Lazio a Repubblica – in un contesto come quello del consultorio dedicato interamente alla salute femminile, a cominciare dalla contraccezione".

Insorgono la destra e i "movimenti per la vita". All'attacco va Olimpia Tarzia, consigliera regionale eletta nelle fila della Lista Storace. "La fase sperimentale, che dovrebbe essere attivata nel prossimo mese di maggio, è del tutto illegittima, non potendo essere praticato l'aborto chimico nei consultori, ma solamente, oltre che negli ospedali, nei poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati. – ha dichiarato Tarzia – I consultori non possono essere assolutamente considerati poliambulatori pubblici. L'aborto farmacologico mediante la somministrazione della Ru486 necessita di maggiore assistenza rispetto all'aborto chirurgico non potendosi conoscere con esattezza il momento esatto dell'espulsione. Motivo per cui, anche per esigenze di salute e sicurezza per la donna, le linee di indirizzo del ministero della Salute stabiliscono che l'aborto farmacologico può essere effettuato solo in ricovero ordinario".

Una polemica quella di Tarzia, a cui gli ideatori del progetto rispondono che la maggior parte dei consultori sono strutture poliambulatoriali, e che nel maggior parte dei paesi europei la somministrazione della pillola abortiva avviene fuori da procedure di ospedalizzazione. La sperimentazione è immaginata proprio per alleggerire il percorso delle donne che decidono di abortire, diminuendo il trauma e la pressione portando l'assunzione della pillola all'interno di strutture maggiormente protette e accoglienti come i consultori, con cui spesso le donne hanno già familiarità.

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