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Raggi a picco nell’indice di gradimento, ma se si votasse domani vincerebbe ancora il M5s

Penultima nella classifica dell’indice di gradimento dei sindaci italiani, Virginia Raggi paga la litigiosità all’interno del M5s e l’arresto di Raffaele Marra, ma anche la sensazione dei romani di una città immobile dove i problemi non vengono risolti. Eppure, se si tornasse domani al voto, il Movimento 5 stelle vincerebbe nuovamente le elezioni.
A cura di Valerio Renzi
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Virginia Raggi è penultima nell'indice di gradimento dei sindaci, secondo l'indagine svolta dall'istituto Ipr per il Sole 24 ore. Il suo indice di gradimento è sceso al 44%, un tonfo di 23 punti percentuali a meno di un anno dalle elezioni. Un record negativo a cui si accompagna la chiara percezione espressa dal 75% dei romani che nulla è cambiato: per 3/4 dei cittadini secondo il sondaggio a Roma la qualità della vita è peggiorata, o tutto al più è rimasta identica a quanto in Campidoglio sedeva il commissario Francesco Paolo Tronca.

La sindaca e la sua maggioranza hanno scontato la litigiosità interna al Movimento 5 stelle, le continue polemiche e le dimissioni, le difficoltà nel comporre la squadra e da ultimo l'arresto del fedelissimo Raffaele Marra e la dismissione del così detto ‘Raggio Magico'. Ma paga anche le difficoltà di governare una città senza risorse, piena di problemi incancreniti da decenni di malagestione della cosa pubblica. Quando la sindaca ha clamorosamente battuto al ballottaggio il candidato del Partito democratico Roberto Giachetti con il 67,2% delle preferenze, sbancando soprattutto nelle periferie, dalle urne è arrivato un segnale inequivocabile: dopo il verminaio scoperchiato da Mafia Capitale, che ha visto coinvolti politici di centrodestra e centrosinistra, i romani hanno deciso di farla finita con un'intera classe dirigente.

Anche se il Movimento 5 stelle sta deludendo moltissimi elettori, alcuni che si erano recati alle urne pieni di speranza, altre determinati solo a vendicarsi di ‘quelli che c'erano prima', possiamo scommettere che, se si tornasse a votare domani, il partito dei Grillo vincerebbe ancora una volta. Forse con un distacco minore, ma vincerebbe. Ancora è lontano da essersi dissipato il capitale politico del M5s, così come il ricordo del malaffare della ‘vecchia politica'. E se la giunta Raggi non rappresenta la novità per dare una scossa alla città, impantanata nelle beghe di palazzo e impaurita da compiere ogni scelta coraggiosa (tolto il ‘no' alle Olimpiadi), all'orizzonte non si profila nient'altro. Il centrodestra è diviso e poco convincente, nei territori come dai banchi dell'opposizione, il Partito democratico ancora ostaggio del commissariamento, tanto da far suonare ancora come valido l'adagio che ha portato alla vittoria dei grillini: "Abbiamo provato tutti, ora fate provare loro".

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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