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Processo Mafia Capitale, la Procura presenta appello: “Buzzi e Carminati sono mafiosi”

La procura di Roma ha presentato ricorso in appello contro la sentenza di primo grado per il processo Mafia Capitale, che non ha visto riconosciuta l’aggravante mafiosa per Buzzi, Carminati e gli altri imputati.
A cura di Valerio Renzi
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La procura di Roma, come aveva già annunciato subito dopo la sentenza dello scorso 20 luglio, ha presentato un appello contro decisione dei giudici della X sezione del tribunale di Roma, che non hanno riconosciuto per gli imputati l'aggravante di 416 bis, ovvero l'associazione mafiosa per gli imputati nel processo per Mafia Capitale. Per gli inquirenti infatti Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, condannati rispettivamente a 19 e 20 anni di carcere, erano a capo di una vera e propria organizzazione mafiosa "originale e originaria" della capitale.

Il ricorso è stato firmato dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dagli aggiunti Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, e dal sostituto procuratore Luca Tescaroli. Nel dispositivo gli inquirenti ribadiscono che quella che è andata a giudizio è un'unica associazione di stampo mafioso, e non due distinte associazione a delinquere, una con al vertice Buzzi e Carminati e un'altra facente riferimento solo a Carminati.

Il mancato riconoscimento dell'aggravante mafiosa è stata letta come una vera e propria sconfitta per la procura di Roma, che aveva puntato molto sul riconoscimento dell'associazione mafiosa, costruendo attorno a questa ipotesi l'interno impianto accusatorio. "Sono state riconosciute quasi tutte le ipotesi corruttive contestate, devo leggere con attenzione il dispositivo. È stato un fenomeno di criminalità organizzata non mafioso. Le sentenze non devono deludere, devono essere rispettate. In parte la sentenza riconosce la bontà dei fatti contestati. Ci deve essere per chi fa il mio mestiere un approccio quanto più possibile laico e razionale", così il procuratore aggiunto Ielo aveva commentato la sentenza a caldo.

La sentenza di primo grado ha condannato 41 indagati su 46.  Tra i nomi eccellenti a giudizio Mirko Coratti (ex consigliere del Pd) che è stato condannato a 6 anni,  e poi Luca Gramazio, l'ex capogruppo del Pdl in aula Giulio Cesare ritenuto interno all'associazione a delinquere, condannato a 11 anni. Per Luca Odevaine (che ha già patteggiato due anni e quattro mesi di carcere in un procedimento parallelo) la condanna è di 6 anni e 6 mesi. Sempre tra i politici condannato 6 anni l'ex minisindaco di Ostia Andrea Tassone e a 7 anni l'ex consigliere in Campidoglio del Pd Pierpaolo Pedetti. Per Giordano Tredicine (centrodestra): 3 anni. Per l'ex Ad di Ama dei tempi di Alemanno Franco Panzironi la pena è di dieci anni di reclusione. Riccardo Brugia, un passato nei Nar e poi da criminale comune, 11 anni di carcere: era considerato il braccio destro di Carminati. 10 anni per il top manager Franco Testa. Per Nadia Cerruti, la segretaria di Salvatore Buzzi, una condanna a 5 anni. Assolti invece Giovanni Fiscon, Rocco Rotolo, Salvatore Ruggiero, Giuseppe Moiani e Fabio Stefoni.

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