Processo Mafia Capitale, Carminati: “La mia ricchezza viene dal colpo al caveau del 1999”
Da dove viene la ricchezza di Massimo Carminati? La disponibilità di liquidi, le attività e i soldi investiti in opere d'arte e preziosi? Per il ‘cecato', considerato dagli inquirenti il boss di Mafia Capitale, dal famoso colpo al caveau del tribunale di piazzale Clodio del 1999, dove furono svuotate numerose cassette di sicurezza. Un furto su cui si sono fatte diverse ipotesi, la prima della quale è che, sottraendo numerosi documenti riservati agli uomini dello Stato, Carminati sia entrano in possesso di segreti rilevanti.
"È ovvio dal 2002 da dove proviene la mia disponibilità economica – ha detto in aula intervenendo dal carcere di Parma dove è detenuto – Se c'erano tutti questi dubbi sulla mia partecipazione al colpo del caveau a piazzale Clodio potevano dirlo subito così mi assolvevano invece di condannarmi". "C'erano tanti documenti in quel caveau – aggiunge – ma anche tanti soldi e io qualche soldo l'ho preso. Solo i carabinieri fanno finta di non capire da dove arrivi questa mia disponibilità economica, è ovvio".
In aula sono stati chiamati alla sbarra dalla difesa di Carminati Massimiliano Macilenti, ex colonnello del Ros dei carabinieri, e Francesco De Lellis, capo del secondo gruppo sempre del Ros. Macilenti, ora in stanza alla Presidenza del consiglio dei ministri, ha fatto luce sull'inchiesta del 2010 denominata ‘Catena' che indagava sull'appartenenza di Carminati a un'associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro. Macilenti ha spiegato come l'inchiesta non riguardasse il rapporto con le coop di Salvatore Buzzi e che non risulta in nessun modo "che Carminati fosse legato o utilizzato dai servizi segreti".
Francesco De Lellis a sua volta chiamato a testimoniare ha spiegato come "fino al febbraio del 2013 l'attività d'indagine non ha riscontrato episodi contro la pubblica amministrazione di stampo mafioso", ma ha chiarito il rapporto che sarebbe intercorso tra Buzzi e Carminati: "L'ex Nar era di fatto un socio occulto di Buzzi stavano al 50%: loro quando parlavano non distinguevano tra le varie coop, parlavano di tutta l'attività posta in essere dalle coop. Quindi non è possibile distinguere i vari appalti".