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Gaia e Camilla travolte e uccise a Roma da un'auto

Pietro Genovese era al telefono quando investì Gaia e Camilla su Corso Francia

I risultati delle indagini sull’incidente che è costato la vita alle 16enni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli: Pietro Genovese era al telefono quando investì le due ragazze su Corso Francia a Roma. Stando a quanto ricostruito dalla polizia postale, avrebbe impiegato 19 secondi per mandare alcune foto a degli amici su Whatsapp.
A cura di Enrico Tata
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Pietro Genovese
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Si aggrava la posizione di Pietro Genovese, perché nella relazione tecnica realizzata dalla polizia postale si legge che il giovane era al telefono quando investì Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli su Corso Francia a Roma. Più precisamente al momento dell'impatto, mezzanotte e 27 minuti del 22 dicembre 2019, aveva selezionato quattro immagini e un video e li aveva inviati a diversi destinatari. Attimi di distrazione, questi, che potrebbero essere stati fatali per le due ragazze, prese in pieno e uccise dal violentissimo impatto con la Renault di Genovese, figlio del noto regista Paolo. Sarebbero stati per l'esattezza 19 secondi. Il ragazzo deve rispondere di duplice omicidio aggravato dalla velocità eccessiva e dalla guida con tasso alcolemico superiore di quasi tre volte a quello consentito dalla legge. La Procura gli ha contestato così anche la violazione dell’articolo 173 del codice della strada, cioè il mancato rispetto del divieto di usare il cellulare alla guida.

Gaia e Camilla non attraversavano sulle strisce

Secondo i risultati della maxiperizia effettuata dall'ingegnere Mario Scipione, se il ragazzo avesse rispettato il limite di velocità di 50 chilometri all'ora, probabilmente le due ragazze avrebbero completato indenni l'attraversamento stradale. Sarebbe infatti bastato che la macchina arrivasse sul luogo dell'impatto uno/1,5 secondi dopo a quanto è successo nella realtà. A Genovese, inoltre, i pm contestano anche il fatto di essersi fermato solo 180 metri dopo il luogo dell'impatto. Sempre la perizia, però, ha stabilito che molto probabilmente le due 16enni non stavano attraversando sulle strisce pedonali e che l'automobile di Pietro era in movimento quando il semaforo di Corso Francia era verde e quindi Genovese era legittimato a passare. L'impatto, secondo Scipione, è avvenuto all'inizio del guardrail di separazione tra le due carreggiate, "18 metri e 14 metri rispettivamente dall’inizio e dalla fine del passaggio pedonale posto nell’intersezione con Via Flaminia". A Fanpage.it l'avvocato della famiglia Von Freymann, Giulia Bongiorno, ha detto di essere pronta a dimostrare che invece le due ragazze si trovavano sulle strisce pedonali. Infine, sempre secondo la maxiperizia, Genovese non avrebbe visto né potuto vedere le due ragazze perché la visuale era coperta da un'altra automobile.

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