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L’avvocato della tassista stuprata: “Non ha rilasciato nessuna intervista”

Il legale della donna nega che a pronunciare le parole pubblicate dal quotidiano la Repubblica sia stata la sua cliente, violentata dal trentenne Simone Borghese.
A cura di Va.Re.
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Nega di aver mai rilasciato un'intervista al quotidiano la Repubblica la tassista picchiata e violentata lo scorso venerdì 8 maggio da Simone Borgerese, il trentenne romano finito in carcere per il terribile episodio "La mia assistita, aggredita e violentata a Roma da un passeggero mentre era al lavoro come tassista, non ha mai rilasciato alcuna intervista al quotidiano ‘La Repubblica'. Non conosce e non ha mai incontrato la signora Federica Angeli e il signor Emilio Orlando, entrambi firmatari dell'articolo apparso sul predetto quotidiano e sul sito Repubblica.it in data 12 maggio 2015", così Cristian Malaguti, il legale della 43enne. "È inaccettabile che vengano attribuite alla mia assistita dichiarazioni, stati d'animo e valutazioni che la stessa non ha mai personalmente espresso a nessun giornalista – prosegue l'avvocato – Oltre al rispetto per quanto accaduto alla mia assistita, gli organi di stampa dovrebbero rispettare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati".

Le dichiarazioni riportate da la Repubblica

Lunga e dettagliata l'intervista riportata dalla Repubblica, dove la donna avrebbe racconta il suo stato d'animo e i suoi sentimenti. "Piango di continua", avrebbe spiegato parlando di quella sensazione di sentirsi inerme, indifesa, di fronte alla violenza del suo aguzzino. Quell'inaspettata brutalità "soprattutto se ripenso alla tranquillità e alla naturalezza con cui è sceso e si è allontanato dopo quello che mi aveva fatto".

"Ha rovinato per sempre la mia esistenza", avrebbe affermato senza mezzi termini la tassista 43enne, dicendosi poi sollevato per l'arresto di Simone Borgerese "perché non potrà più far male ad altre persone, ma quello che ha lasciato in me non passerà mai".

Il racconto della violenza

Poi un lungo racconto del momento della violenza, da quando ha capito che qualcosa non andava, al precipitare degli eventi, le botte e le sevizie. "Mi ha detto io scendo qua e ha domandato quanto doveva pagare. Eravamo in aperta campagna. Avrebbe dovuto pagare poco più di una ventina di euro. Ha iniziato a gridare, a offendermi, a insultarmi, dicendomi che la cifra era sbagliata e che comunque non aveva i soldi per pagarmi. Ha voluto salire sul sedile davanti per controllare il tassametro. Appena entrato in auto dal lato passeggero mi ha dato subito un pugno sul viso che mi ha anche fatto sbattere la testa sul finestrino. Con una mano continuava a spingermi la testa con violenza e con l'altra mi prendeva a schiaffi e pugni. Ad un certo punto mi ha afferrata per i capelli, avevo iniziato a sanguinare dal naso e quasi non ci vedevo più". Il buio e il ricordo del sangue, degli insulti, mentre continuava ad abusare di lei: "Temevo di morire".

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