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Papa Francesco su Mafia Capitale: “Serve una rinascita morale”

Nell’ultima omelia del 2014 Papa Francesco ha parlato di Mafia Capitale: “Le gravi vicende di corruzione emerse di recente richiedono una seria e consapevole conversione, un rinnovato impegno per costruire una città più giusta e solidale”. E poi cita Roberto Benigni.
A cura di Valerio Renzi
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Ha deciso di affrontare i guai della città eterna nell'ultima omelia del 2014 Papa Francesco, affrontando il ciclone Mafia Capitale che ha sconvolto la città poco meno di un mese fa. "Le gravi vicende di corruzione emerse di recente richiedono una seria e consapevole conversione, un rinnovato impegno per costruire una città più giusta e solidale", ha detto Bergoglio al termine del Te Deum recitato nella Basilica di San Pietro, indicando anche la strada della redenzione: "una rinascita morale per costruire una città più giusta e solidale dove i poveri e i più deboli siano al centro delle nostre azioni". Così Papa Francesco si unisce al coro a chi chiede soprattutto alla politica di rigenerarsi e alla società civile di non smettere di abbassare la guardia, di mobilitarsi per rimettere al centro gli interessi della collettività e soprattutto dei più deboli.

Durante l'omelia Papa Francesco ha anche deciso di citare Roberto Benigni e il suo spettacolo sui Dieci Comandamenti: "Diceva qualche giorno fa un grande artista italiano che per il Signore fu più facile togliere gli israeliti dall'Egitto che togliere l'Egitto dal cuore degli israeliti". Poi i pensieri vanno agli ultimi: "I poveri, gli emarginati debbono essere al centro delle nostre preoccupazioni, del nostro agire quotidiano. Occorre difendere, servire i poveri e non servirsi dei più deboli". In ultimo Francesco ha criticato il consumismo e la mondanità: "Viviamo da persone battezzate in Cristo, unte dallo Spirito, riscattate, libere? Oppure viviamo secondo la logica mondana, corrotta, facendo quello che il diavolo ci fa credere sia il nostro interesse? Esiste sempre nel nostro cammino esistenziale una tendenza a resistere alla liberazione; abbiamo paura della libertà e, paradossalmente, preferiamo più o meno inconsapevolmente la schiavitù".

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