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Omicidio Sara, Vincenzo: “Non ricordo nulla”. La difesa chiederà una perizia psichiatrica

Amnesie e mezze ammissioni poi ritratte, poi “non ricordo nulla di quanto accaduto”. Vincenzo Paduano ammette di aver seguito Sara Di Pietrantonio, ma non ricorderebbe l’omicidio dell’ex fidanzata. Per l’autopsia il 27enne prima l’ha strangolata, poi ha dato alle fiamme il corpo e l’auto. Se per l’accusa di tratta di omicidio premeditato, la difesa sarebbe pronta a chiedere una perizia psichiatrica.
A cura di Valerio Renzi
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Ieri, mentre centinaia di persone sfilavano per ricordare Sara a Ponte Galeria, tra la commozione di tanti cittadini e la rabbia e la disperazione di amici e parenti, emergevano nuove verità sulla morte della 22enne uccisa e data alla fiamme dall'ex fidanzato.

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L'autopsia ha ricostruito la morte di Sara Di Pietrantonio, uccisa nelle prime ore di domenica 29 maggio dall'ex fidanzato possessivo e geloso: Vincenzo Paduano prima l'ha strangolata, poi ha dato il corpo e la macchina alle fiamme. Dopo una prima ammissione il 27enne, di mestiere guardia giurata, ritratta di fronte agli inquirenti: "Non ricordo niente di quanto è successo, l'ultima cosa che ricordo di quella notte è quando Sara e Alessandro sono arrivati sotto casa". Paduano ammette quindi di aver seguito Sara sotto l'abitazione del compagno di classe con cui aveva da poco iniziato a frequentarsi, poi però non ricorda cosa sia accaduto.

Non ricorderebbe quindi di aver aspettato Sara sulla strada di casa e di averla costretta ad accostare su via della Magliana speronando la sua auto, come dimostrano le immagini di un video. E ovviamente non ricorderebbe l'omicidio: "Volevo solo spaventarla. L’ho cosparsa di alcol poi ho accesso una sigaretta e sono scappato". Alla domanda perché girasse nel cuore della notte con una bottiglia di alcol, Vincenzo spiega che non era per tentare di far sparire le prove dell'omicidio, ma per "dare fuoco alla macchina di Alessandro". Avrebbe voluto vendicarsi sul nuovo ragazzo di Sara ammette, ma l'omicidio afferma di non averlo progettato, parla ancora vagamente di "essersi sbagliato".

Non si sa neanche quando Vincenzo avesse intenzione di dare fuoco all'auto del nuovo ragazzo di Sara, che sarebbe comunque il motivo per il quale conservava una bottiglietta di alcol nella propria vettura. Paduano davanti al gip avrebbe anche sottolineato di non aver mai minacciato Sara: "Voglio precisare che io non l’ho mai minacciata. È vero, nell’ultimo periodo la chiamavo con insistenza, le mandavo sms al cellulare e controllavo gli orari degli accessi su WhatsApp. Ecco, se questo può definirsi stalking, allora sì …".

Amnesie e mezze ammissioni a cui gli inquirenti non credono, mentre l'accusa è sempre più convinta della premeditazione dell'omicidio. Intanto Paduano rimane in carcere, come deciso ieri dal gip, accusato di omicidio volontario, aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dall'aver commesso il fatto con atti persecutori. A suo carico anche l'accusa di stalking. E proprio i risultati dell'autopsia rafforzano l'ipotesi della premeditazione: prima Paduano ha stordito e ridotto Sara in fin di vita strangolandola da dietro, stretta tra i braccio e l'avambraccio con forza micidiale fino a provocargli una frattura alla laringe e lasciarla incosciente a terra. Poi, per far sparire le prove, e forse convinto che fosse già morta, le ha dato fuoco. Subito dopo l'omicidio Paduano è tornato al suo posto di lavoro come guardia giurata, in attesa del cambio turno per aver un alibi.

I tecnici passeranno al setaccio il telefono cellulare di Sara per recuperare i messaggi che l'ex gli avrebbe mandato di continuo per giorni e giorni, come raccontato dagli amici della vittima. Dal telefono di Vincenzo sono stati cancellati, altro segnale della volontà del 27enne di cancellare ogni prova possibile, forse delle minacce esplicite. Prove schiaccianti quelle contro Vincenzo Paduano, i cui legali sarebbero pronti a chiedere una perizia psichiatrica per seminfermità mentale: l'ipotesi che al momento dell'omicidio non fosse in grado di intendere e di volere al momento sembra l'unica strada per evitare una condanna che potrebbe essere pesantissima.

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