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Omicidio Luca Sacchi ucciso a Roma

Omicidio Sacchi, dal ruolo di Luca ai 70mila euro per la droga: le domande senza risposta

Sono molte le domande relative alla sera in cui è morto Luca Sacchi che non hanno ancora una risposta. Da dove vengono i 70mila euro per l’acquisto della droga, e che fine hanno fatto? Dov’è finita la pistola usata per uccidere il giovane? E, soprattutto, che ruolo ha avuto Luca in tutta la vicenda?
A cura di Natascia Grbic
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Con gli arresti di questa mattina sono stati chiariti molti aspetti del contesto in cui è avvenuto l'omicidio di Luca Sacchi, il personal trainer di 25 anni ucciso lo scorso 23 ottobre davanti al John Cabot Pub, nella zona dell'Appio Tuscolano. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, Anastasiya aveva nello zaino 70mila euro per comprare quindici chili di marijuana, che doveva essere portata da Valerio Del Grosso e Paolo Pirino al John Cabot Pub. A fornire la droga era invece Marcello De Propris, un giovane ben inserito nel mondo della criminalità organizzata, anche se incensurato. Ed è stato sempre Marcello, in base a quanto risulta dalle intercettazioni, ad aver messo la pistola in mano a Valerio Del Grosso per spaventare i ragazzi e rapinarli dei soldi. Dopo aver visto tutto il denaro che Anastasiya aveva nello zaino, infatti, hanno deciso di non consegnare lo stupefacente ma di rapinarla direttamente, prendere i 70mila euro e fuggire. Giovanni Princi è invece l'amico d'infanzia di Luca Sacchi che avrebbe dovuto ricevere la droga. Dopo il ferimento del 25enne è fuggito, ma è stato poi individuato grazie alle testimonianze di Valerio Rispoli e Simone Piromalli, amici dei pusher col ruolo di emissari. Nonostante il quadro sia ora ben delineato, alcune domande rimangono (per ora) senza risposta.

Da dove vengono i 70mila euro per acquistare la droga?

Non stiamo parlando di una piccola somma raccolta da un gruppo di amici per acquistare un po' d'erba, ma di una quantità di denaro molto alta. Difficile credere che ragazzi di 25 anni con lavori ‘normali' possano avere una simile disponibilità di liquidi. Per ora non è ancora chiaro da dove vengano questi soldi: secondo quanto si legge nell'ordinanza della Procura di Roma, è probabile che siano di un finanziatore che aveva assoldato i giovani per effettuare la compravendita e al quale era destinata la droga. Sempre nell'ordinanza è riportato che dopo l'omicidio di Luca Sacchi, Giovanni Princi ha spostato la macchina di Anastasiya e si è assentato per un po' di tempo, forse proprio per incontrarsi con questa persona. E non è detto che adesso polizia e carabinieri non stiano già lavorando per individuare chi ha mosso i fili in questa vicenda.

Dove sarebbero dovuti finire questi quindici chili d'erba?

Escluso l'uso personale, è chiaro che questi quindici chili di marijuana erano destinati allo spaccio. Resta da capire se proprio i giovani avrebbero dovuto ricoprire il ruolo di insospettabili pusher, o se la droga fosse destinata a qualcun altro con più esperienza e con i contatti giusti per piazzarla. È probabile che dovesse finire nelle mani di questo misterioso ‘committente' di cui non si conosce ancora l'identità, e che aveva finanziato i ragazzi per l'acquisto.

Dove sono i soldi e la pistola?

Dalle intercettazioni è emerso che Anastasiya aveva nello zaino 70mila euro. Una cifra esorbitante, alla quale è ancora difficile credere senza essere scettici. Eppure Valerio Del Grosso fa più volte riferimento a questa somma sia nelle telefonate precedenti al delitto ("Ma se invece io vengo a prendeme quella cosa che mi hai detto ieri e glieli levo tutti e settanta?"), sia dopo ("ho preso da terra lo zaino contenente il denaro e insieme a Paolo siamo scappati. Scappo in Brasile, tanto abbiamo 70mila euro"). Da quanto emerso sembra che Del Grosso fosse in possesso di tutti i soldi. E allora dove sono? Il pasticcere potrebbe averli dati a una persona fidata, oppure nascosti in un luogo sicuro. Solo il ritrovamento del denaro può davvero far luce su quanto la ragazza avesse effettivamente nello zaino. Che però è stato trovato vuoto a Tor Bella Monaca.

Anche la pistola non è stata ancora ritrovata. Dopo essere stato arrestato e aver confessato il delitto, Valerio Del Grosso ha portato gli inquirenti nel luogo dove aveva gettato il tamburo dell'arma, ma di questo non c'era traccia. Forse qualcuno è arrivato prima degli agenti e lo ha fatto sparire. Anche la pistola, restituita dopo l'omicidio a Marcello De Propris, non è stata trovata in casa. Con tutta probabilità il 22enne e il padre l'hanno fatta sparire per eliminare ogni collegamento tra loro e l'assassinio di Luca. Qui gli scenari sono due: o se ne sono disfatti da soli, oppure l'hanno affidata a complici fidati.

Il ruolo di Luca Sacchi

Secondo chi indaga "non ci sono allo stato elementi per dire che Luca fosse coinvolto, partecipe e consapevole della compravendita e dell'acquisto di droga". Il 25enne, insomma, sarebbe stato all'oscuro di tutto. Secondo quanto riportato dall'ordinanza però, Rispoli e Piromalli hanno dichiarato che "All'acquisto erano interessati tre ragazzi e una ragazza", dei quali non vengono riportati i nomi. Più avanti, inoltre, si legge che "il Piromalli specificava che la ragazza inginocchiata accanto al giovane ferito era la stessa che poco prima aveva mostrato a Del Grosso lo zaino con il denaro, mentre il ragazzo colpito era uno dei tre che dovevano acquistare lo stupefacente".

Il ruolo del ragazzo non è molto chiaro. A pagina 27 dell'ordinanza si legge inoltre che la polizia aveva già fermato Princi in diverse occasioni per dei controlli. La prima volta in compagnia di Domenico Marino Munoz, un altro giovane che quella sera era al pub, ed è stato trovato in possesso di qualche grammo di marijuana. La seconda, era stato invece fermato con Luca Sacchi. Sempre nell'ordinanza si legge che tutto il gruppetto era coinvolto nell'acquisto. Eppure Luca non faceva uso di droga, lo ha confermato l'autopsia e la donazione degli organi. Forse attratti dalla prospettiva di facili guadagni, si sono infilati in una partita più grande di loro. Che si è conclusa nel peggiore dei modi.

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