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Omicidio Luca Sacchi ucciso a Roma

Omicidio Sacchi, arrestato l’uomo che ha fornito l’arma usata per uccidere Luca

È stato arrestato questa mattina l’uomo che ha fornito l’arma usata per uccidere Luca Sacchi. Si tratta del padre di Marcello De Propris, Armando, già in carcere dal 29 novembre per possesso di un chilo di droga. Il 46enne è accusato di detenzione illegale di arma da fuoco, il suo quadro giudiziario si è aggravato.
A cura di Natascia Grbic
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Si aggrava la posizione del padre di Marcello De Propris, il ragazzo accusato di aver dato a Valerio Del Grosso la pistola con cui ha ucciso Luca Sacchi la sera del 23 ottobre. All'uomo, in carcere dal 29 novembre perché trovato in possesso di un chilo di droga, è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il possesso dell'arma del delitto. Armando De Propris è accusato di aver dato al figlio Marcello la pistola – detenuta illegalmente – con la quale è stato ucciso Luca. Per quest'ultimo reato il procuratore di Roma Michele Prestipino aveva chiesto il carcere già dal 29 novembre, ma il gip aveva respinto la richiesta evidenziando ‘una mancanza dei gravi indizi di colpevolezza'. Carenza venuta meno alla luce dei nuovi accertamenti investigativi. L'arma del delitto non è mai stata ritrovata: Valerio Del Grosso ha condotto i carabinieri nei luoghi dove ha gettato la mazza usata per colpire Luca e Anastasiya, e dove ha gettato gli effetti personali dei ragazzi, ma non dalla pistola. Che, secondo alcune intercettazioni, potrebbe essere stata riconsegnata a Marcello De Propris.

Anastasiya, per il gip la sua versione è "inverosimile"

Sempre oggi è arrivata la notizia che il gip Costantino De Robbio ha respinto la richiesta del difensore di Anastasiya Kylemnyk di revoca delle firme alla sua assistita. Secondo il giudice, le dichiarazioni della fidanzata di Luca Sacchi sarebbero "lacunose, inverosimili e in più punti scarsamente plausibili". Soprattutto dopo che anche Domenico Munoz ha squarciato il velo di omertà del gruppetto di amici, la sua versione della storia non sembra reggere. "Non sapevo di avere nello zaino 70mila euro", ha riferito durante l'interrogatorio. Per il giudice De Robbio, "il quadro indiziario e cautelare resta grave e non può essere scalfito dalle dichiarazioni inidonee della Kylemnyk, un soggetto interessato e non obbligato a rispondere dicendo la verita".

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