Marco Prato, la procura apre un’inchiesta per istigazione al suicidio
Marco Prato si è tolto la vita questa notte nella casa circondariale di Velletri dove si trovava dallo scorso marzo. In attesa di giudizio, il 31enne aspettava l'inizio del processo che lo vedeva imputato per aver torturato e ucciso il 22enne Luca Varani assieme a Manuel Foffo. La prima udienza era attesa per domani. Da quanto si apprende Prato si è tolto la vita infilandosi un sacchetto di plastica in testa, aprendovi all'interno una bomboletta del gas in dotazione ai detenuti per cucinare. Il compagno di cella non si sarebbe accorto di nulla
Prato, al contrario di Manuel Foffo già condannato a trent'anni con rito abbreviato, aveva deciso di affrontare il processo con rito ordinario. Una sentenza quella di Foffo, commentata amaramente dai genitori di Luca alle telecamere di Fanpage.it, davanti alle quali hanno chiesto l'ergastolo per gli assassini del figlio. Da quanto si apprende il pm titolare dell'indagine sulla morte di Prato ha già autorizzato la rimozione della corpo, sul quale sarà effettuata l'autopsia. Ora bisognerà stabilire se la morte del 31enne ex pierre si sarebbe potuta evitare e si ci siano stati degli errori di valutazione sulla sua condizione detentiva.
L'ex avvocato di Foffo: "Avevamo lanciato già l'allarme"
"Una notizia tragica ma noi avevamo lanciato l'allarme mandando fax e presentando istanze in cui segnalavamo il rischio a cui poteva andare incontro anche Manuel Foffo". Così dichiara l'avvocato Michele Andreano, che ha assistito Manuel Foffo nel processo abbreviato al termine del quale il ragazzo è stato condannato a 30 anni di carcere. "Ci tengo a precisare che io non sono più l'avvocato di Foffo, ma questa vicenda riapre la questione del controllo che alcuni detenuti devono necessariamente avere all'interno delle carceri. Attualmente Foffo è detenuto a Rebibbia in una struttura sorvegliata. Per Prato non so qualche fosse il regime cui era sottoposto ma i controlli sono assolutamente necessari".
"La morte di Marco Prato è una tragedia nella tragedia e mi riferisco al povero Luca e ai suoi genitori. Non penso che Prato si sia tolto la vita per rimorso e pentimento", è il parere dell'avvocato Alessandro Cassiani, che assiste la famiglia di luca Varani. "Da quel punto di vista né lui né Manuel Foffo si sono comportati bene con i genitori di Luca. Credo piuttosto che alla base del suicidio ci siano più fattori: fermo restando che il carcere era l'unica strada che lui e Manuel Foffo hanno meritato per la gravità del fatto loro attribuito, ritengo che abbiano pesato su Prato la lunga detenzione, l'estenuante attesa del processo che ha dovuto subire due rinvii per lo sciopero degli avvocati quando si sarebbe potuto chiudere in fretta optando per il rito abbreviato, come ha fatto l'altro imputato, e soprattutto il fatto che in udienza avrebbe deposto, su citazione della Procura, lo stesso Foffo, che avrebbe scaricato sull'ex amico ogni responsabilità".
Il sindacato di polizia: "Rivedere le regole sul gas in cella"
"L'uomo è morto all'interno della sua cella stringendosi un sacchetto della spazzatura nella testa e inalando il gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande. Il fatto che sia morto proprio inalando il gas dalla bomboletta che tutti i reclusi legittimamente detengono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande, come prevede il regolamento penitenziario, deve fare seriamente riflettere sulle modalità di utilizzo e di possesso di questi oggetti nelle celle. Ogni detenuto può disporre di queste bombolette di gas, che però spesso servono o come oggetto atto ad offendere contro i poliziotti, come ‘sballo' inalandone il gas o come veicolo suicidario. Così Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, e Maurizio Somma, Segretario Nazionale SAPPE per il Lazio.
La procura apre un fascicolo
La procura di Velletri ha aperto un'indagine sulla morte di Marco Prato. I pm stanno procedendo per istigazione al suicidio. Il fascicolo, coordinato dal procuratore Francesco Prete, è per ora a carico di ignoti. Domani verrà svolta l'autopsia sul corpo del ragazzo.
L'omicidio di Luca Varani
L'omicidio di Luca Varani, avvenuto nella notte tra il 4 e il 5 marzo nella casa di Foffo in via Igino Giordani nel quartiere romano di Colli Aniene, ha sconvolto il Paese, imprimendosi nelle coscienza collettiva. I due amici e complici, Marco Prato e Manuel Foffo, al termine di due giorni di abuso di alcol e cocaina, avrebbero cercato una vittima attirando il 23enne Varani nell'abitazione. "Volevamo uccidere per vedere che effetto fa", dirà Foffo. Così, dopo averlo stordito con un farmaco, si sono accaniti su di lui infliggendogli più di cento colpi di coltello e martello, finendolo con una coltellata al cuore e tagliandogli la gola.