Omicidio Elena Panetta, Emanuele Riggione condannato a 30 anni di carcere
Trent'anni di carcere per omicidio volontario con l'aggravante per futili motivi. È la condanna in primo stabilita dal giudice nei confronti di Emanuele Riggione, il camionista quarantaquattrenne originario di Terracina, che due anni fa ha ucciso a colpi di piccozza la cinquantasettenne Elena Panetta. Questa la decisione della Corte d'Assise d'Appello: il massimo della pena nell'ambito del processo con il rito abbreviato. Un aggravante riconosciuta dal giudice a seguito della particolare efferatezza dell'atto compiuto. La donna, che ospitava il suo aguzzino in casa propria, è stata uccisa all'interno della sua abitazione in via Corigliano Calabro, nel quartiere Statuario, tra la zona di Capannelle e l'Appia Nuova a Roma. Rigettata invece la richiesta da parte della difesa di riconoscere l'uomo incapace di intendere e di volere nel momento in cui ha compito l'omicidio, perché sotto l'effetto alterato di sostanze stupefacenti.
Elena Panetta uccisa a colpi di piccozza
La notte del 6 agosto del 2018 infatti, come emerso in sede d'indagine, Riggione aveva chiesto alla vittima dei soldi per acquistare la droga, in particolare, della cocaina. Al suo rifiuto ne è scaturita una lite animata, poi Riggione ha afferrato una piccozza e l'ha colpita più volte, scagliandosi brutalmente contro il suo corpo, per poi scappare, abbandonandola esanime all'interno della sua abitazione. Ha preso del tempo, spostandosi con l'auto per alcune ore, pensando il da farsi, infine si è costituito la mattina seguente, presentandosi alla caserma dei carabinieri di Latina. Ai militari ha raccontato l'accaduto, a seguito del quale è scattato l'arresto ed è stato portato in carcere, a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.