Omicidio di Luca Varani, parlano i genitori: “Lo hanno torturato. Trent’anni sono pochi”
"Era un ragazzo semplicissimo. Ce l'hanno torturato e non è giusto che i suoi assassini non paghino abbastanza per quello che hanno fatto". A poco più di un anno dall'omicidio di Luca Varani, avvenuto il 6 marzo 2016 in un appartamento del quartiere Collatino di Roma, dopo ore di violenze e sevizie, parlano ai microfoni di Fanpage.it i suoi genitori, Silvana e Giuseppe, che chiedono giustizia per il ragazzo, strappatogli a soli 23 anni. Non riesce a darsi pace la coppia, soprattutto perché la giustizia sembra non essere dalla loro parte. Al processo con l'accusa di omicidio volontario aggravato ci sono Marco Prato e Manuel Foffo. Quest'ultimo ha chiesto il rito abbreviato e per questo è stato condannato a 30 anni di carcere.
"Avrebbero dovuto dargli l'ergastolo – dichiara la madre di Luca -. Hanno fatto tutto senza che lui potesse difendersi. La ritengo una cosa gravissima. Questo ragazzo ha chiesto 30 anni, ma sappiamo come è la legge italiana, che ormai non li fa scontare più a nessuno, perché cercheranno riduzioni di pena". I genitori della vittima hanno anche protestato, organizzando un piccolo sit in davanti al Tribunale di Roma, nel giorno dell’ennesimo rinvio del processo, per via dello sciopero degli avvocati, per Marco Prato, che ha scelto invece di affrontare il rito ordinario.
"Come si può dire che all'omicidio è stata tolta la premeditazione? – si chiede il signor Giuseppe davanti alle telecamere di Fanpage.it -. C'è crudeltà, premeditazione, inganno, sevizie, torture, gli hanno tagliato la gola per evitare che urlasse. Gli hanno spezzato le mani per impedirgli di difendersi. Gli hanno dato le martellate in bocca per fargli partire tutti i denti. Come si può in un processo di qualsiasi tipo, non parlare della vittima e di quello che ha subito?". Secondo la mamma e il papà di Luca, dunque, Foffo e Prato avevano in programma, quella maledetta sera del 6 marzo 2016, di uccidere il ragazzo. "Loro avevano intenzione di fare quello che hanno fatto in quell'appartamento, una cosa per divertirsi – ha continuato Giuseppe -. Il festino di cui si parla tanto e a cui Luca avrebbe partecipato l'hanno costruito loro e hanno aspettato che qualcuno ci cadesse. Mio figlio purtroppo era ingenuo. Lui mi dà la forza perché aveva tanta voglia di vivere. Appena nato è stato abbandonato e ha sofferto per quattro mesi per la lontananza della mamma prima che noi andassimo a prenderlo. E questi altri gli hanno dato la botta finale".