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Nonno Mario, adottato a 3 anni: “Cerco il nome della mia mamma naturale, aiutatemi”

Adottato a 3 anni da una coppia di Gaeta che poi gli ha dato il suo cognome, Mario Valente, oggi 88 primavere, cerca il nome della sua mamma naturale e fratelli o sorelle ancora in vita. “L’ultimo desiderio di questa fase della vita è sapere da dove vengo e riabbracciare qualcuno dei miei parenti. Vi prego aiutatemi”. A Fanpage.it., la storia di Mario.
A cura di Angela Marino
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"Sono nato il 13 luglio 1931 all'ospedale Regina Elena di Viale Angelico a Roma, sono stato adottato a 3 anni. Il desiderio dell'ultima fase della mia vita è scoprire chi era la mia madre naturale e magari ritrovare parenti ancora in vita". A parlare è Mario Valente, dolcissimo nonno di 88 anni che vive a Gaeta (Latina) e da anni si strugge nella malinconia di non aver mai visto il volto di sua madre, nemmeno in foto e di non conoscerne il nome. Per questo Mario, aiutato dalle sue figlie, ha deciso di lanciare, attraverso Fanpage.it, un appello a chiunque riconosca nella sua storia dettagli che possa ricollegare a quella della propria famiglia o, eventualmente, a ex funzionari che possano aver visto maneggiato i suoi documenti di nascita in un archivio.

"Non ho cercato prima le mie origini per rispetto e pudore nei riguardi dei miei genitori adottivi" spiega Mario, con il respiro rotto dall'emozione. È Rossella, sua figlia, tuttavia, a dirci il vero motivo per cui Mario non ha avviato prima le ricerche. "Mio padre non riesce a dire la parola Mamma. Ha sofferto per tutta la vita, covando rancore e rabbia perché pensava che la sua madre naturale lo avesse volutamente abbandonato, ma sappiamo che spesso all'epoca le donne nubili erano costrette ad affidare i figli nati fuori dal matrimonio. Coraggiosamente quelle donne li mettevano al mondo senza ricorrere all'aborto, che all'epoca era clandestino, ma era pur sempre un'opzione. Era un atto d'amore".

Il ricongiungimento con la balia

Mario Valente nasce all'ospedale Regina Elena di viale Angelico a Roma (alle 23), e viene registrato con il cognome, forse inventato, ‘Maorini‘. Resta quasi una settimana a Villa Pamphili al befotrofio di Via Fabrizi e poi  viene affidato a una balia a Pastena (Frosinone) per quasi tre anni, fino all'adozione avvenuta il 1° dicembre 1934. "Questo lo scopriamo nel 2015 – racconta Rossella –  quando mia sorella maggiore Lucia si rivolse proprio a Villa Pamphili per ottener notizie. Questa scoperta ci ha fatto conoscere quella che noi abbiamo chiamato nonna Angelella e per i primi tre anni di vita ha cresciuto mio padre con il suo latte e con cure amorevoli. I coniugi Bartolomucci di Pastena sono stati i suoi primi genitori, la sua famiglia di latte. Lo abbiamo scoperto nel 2015 quando ormai erano già morti, ma abbiamo ritrovato i fratelli di latte di papà".

Le indagini tra archivi e burocrazia

"Quando si è ricongiunto con loro, i miei zii di latte hanno voluto riconoscergli la cittadinanza onoraria di Pastena, concessa con tanto cerimonia ufficiale con il Sindaco di Pastena come segno di affetto da parte di tutta la città. È stato bellissimo, ma restava sempre l'incognita di chi fosse la madre naturale – continua Rossella. Assistiti dall'avvocato, Roberto Continisio abbiamo avviato delle indagini che purtroppo non hanno portato a nulla sono state archiviate nel 2018. Chi di competenza ci ha detto che i documenti non si trovavano e che potevano essere andati perduti o al macero o rovinati dalle incurie e intemperie. Oppure che giacciono in un capannone presso la Demax di Guidonia o Pomezia dove hanno portato tutti i documenti riguardanti il Regina Elena di Viale Angelico".

Il giallo del doppio certificato di battesimo

"In realtà sappiamo con certezza che esistevano almeno sei documenti relativi alla mia nonna biologica. Il ricovero in ospedale per il parto; quello attestante appunto l’avvenuto parto; le dimissioni della madre; la cartella clinica della partoriente; la cartella clinica del neonato; il certificato di assistenza al parto in cui l’ostetrica dichiara che ha fatto partorire la paziente. Dove sono finiti? Un altro documento fondamentale è quello del primo battesimo. Mi spiego – dice Rossella – negli anni ‘30 i bambini da adottare venivano battezzati due volte, una con il cognome ‘ufficiale' che per mio padre, battezzato il 24 luglio del 1931 alla chiesa di San Francesco a Ripa è stato ‘Maorini', l'altra, nei momenti successivi al parto, in quanto c'era la credenza che i bambini non battezzati non andassero in paradiso, qualora non dovessero sopravvivere. In quel caso veniva utilizzato il cognome della madre, in quanto unico cognome conosciuto. Esiste questo certificato?

L'appello

"Dopo tutte queste perizie e dopo aver visto tante porte chiudercisi in faccia, mi rivolgo al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti affinché si muova con determinazione a far riaprire il caso di mio padre. Da oltre 18 anni stiamo lottando senza nessun risultato. Mio padre si merita di sapere".

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