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Primarie del Pd 2019

Nicola Zingaretti trionfa alle primarie del Pd, ma rimarrà a governare la Regione Lazio

Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito democratico ma non lascerà la poltrona da governatore della Regione Lazio, anche in caso di elezioni anticipate, convinto della necessità di non sovrapporre automaticamente il ruolo di segretario a quello di candidato premier. Ma per farlo deve essere modificato lo statuto del Pd.
A cura di Valerio Renzi
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Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito democratico. Il governatore della Regione Lazio ha conquistato ben oltre il 50% dei consensi, attestandosi tra il 65 e il 70%, battendo nettamente gli sfidanti Maurizio Martina e Roberto Giachetti. Zingaretti si troverà così a svolgere un doppio e gravoso ruolo: leader del principale partito d'opposizione del Paese e governatore di un'importante regione. E proprio dalla sua postazione di governo, prima alla Provincia di Roma e poi alla Pisana, il neosegretario ha costruito la sua marcia all'interno del Pd con cautela, aspettando il momento giusto per le sue ambizioni nazionali e rimandando più volta la discesa in campo. E l'immagine di uomo pragmatico, che presenta come biglietto da visita i risultati del "buon governo" dell'amministrazione locale, di leader in grado di ricomporre il popolo di centrosinistra nelle urne, ha contribuito non poco al suo successo.

Proprio per questa ragione Nicola Zingaretti non lascerà la postazione di governatore neanche in caso di una crisi di governo e di elezioni anticipate, confermando di preferire le lunghe marce agli scatti in velocità, un progetto politico di lungo termine alla tendenza della politica degli ultimi anni a bruciare leader e consensi nell'arco di una stagione. Preferirebbe mandare avanti un volto già visto, una figura di alto profilo su cui far convergere consensi diversi, consapevole che il ritorno alle urne in tempi brevi difficilmente riconsegnerà il governo del paese al centrosinistra e al Partito democratico. Magari facendo affidamento sulla disponibilità dell'ex premier Paolo Gentiloni. Ma c'è anche il problema di come garantire la continuità nel segno della vittoria nella sua roccaforte, preparando la successione nel segno della continuità respingendo gli assalti di un centrodestra guidato dalla Lega che vuole a tutti i costi riprendersi la Regione Lazio.

Ma c'è un ostacolo, l'artico 3 dello Statuto del Partito democratico, che recita: "Il Segretario nazionale rappresenta il Partito, ne esprime l’indirizzo politico sulla base della piattaforma approvata al momento della sua elezione ed è proposto dal Partito come candidato all’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri". Ma con questi numeri la modifica dello Statuto dovrebbe non essere un problema: lo scorso novembre la commissione statuto aveva proposto lo sdoppiamento del ruolo di segretario da quello di premier, senza però arrivare alla ratifica in Assemblea Nazionale, rimandando a dopo il congresso la decisione.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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