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Nicola Zingaretti salvato dall’ex leghista Cavallari: “Non voterò la sfiducia”

Alle 14.00 la riunione dei capigruppo alla Regione Lazio metterà in calendario da qui al 13 dicembre il voto sulla mozione di sfiducia al presidente Nicola Zingaretti, rieletto pur non avendo la maggioranza in consiglio per un solo voto. Enrico Cavallari, passato dalla Lega al gruppo misto, intanto annuncia che non voterà la fiducia facendo tirare un sospiro di sollievo al governatore.
A cura di Valerio Renzi
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È prevista alle 14.00 la riunione dei capigruppo alla Pisana per calendarizzare la mozione di sfiducia al presidente Nicola Zingaretti, rieletto lo scorso marzo senza però avere la maggioranza in consiglio regionale, che dovrà essere votata entro il 13 dicembre. Dopo la firma di tutti i consiglieri di centrodestra e l'annuncio del voto favorevole da parte del gruppo del Movimento 5 stelle, in bilico rimangono i voti dell'ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi (che starebbe trattando un posto di rilievo nazionale con Matteo Salvini), e dei due consiglieri passati dal centrodestra al gruppo misto.

Ed è Enrico Cavallari – passato dalla Lega al gruppo misto – il primo a rompere gli indugi annunciando che non voterà la mozione, facendo tirare un primo sospiro di sollievo a centrosinistra e al governatore, in corsa anche per la segreteria del Partito democratico.  "Non voterò la sfiducia a Zingaretti perché, se realmente si vuole avviare un cammino verso il centrodestra unito, l'unico atto politico credibile è sfiduciare intanto il Governo nazionale", ha annunciato poco prima della capigruppo tramite agenzie. "Sono stato eletto in Regione Lazio con la Lega nella tornata elettorale dello scorso marzo, all'interno di un progetto politico che, a livello nazionale, prevedeva, tra i punti cardine, la Flat tax, l'azzeramento della Fornero, la Pace fiscale e il federalismo.  – aggiunge Cavallari – Attualmente, invece, l'esecutivo giallo-verde lavora al reddito di cittadinanza, tanto caro ai grillini, blocca i cantieri e lo sviluppo economico del Paese e mette a repentaglio i risparmi degli italiani". L'altro voto in bilico è quello di Pino Cangemi, eletto con Forza Italia e passato al gruppo misto. Con i due ex esponenti del centrodestra la maggioranza politica che sostiene Zingaretti ha stretto il così detto "patto d'aula". Tensioni ci sarebbero però anche dentro Forza Italia: se la Lega è in forte ascesa e Fratelli d'Italia continua ad essere una forza politica molto radicata nel Lazio, per i consiglieri azzurri il rischio di non centrare la rielezione è forte.

A spingere per la mozione di sfiducia soprattutto la Lega che, forte dei consensi in forte ascesa, vorrebbe guadagnare una posizione di primo piano nel Lazio ottenendo magari anche la poltrona di governatore. In pole il nome di Claudio Durigon, ex segretario dell'Ugl, attialmente sottosegretario al ministero del Lavoro. Più sofferta la posizione del Movimento 5 stelle che, pur ribadendo il suo voto alla mozione di sfiducia, critica la modalità con cui ci si è arrivati con Roberta Lombardi che sul quotidiano la Repubblica parla di "una boutade che rischia di trasformarsi in valanga". Lombardi, come altri quattro consiglieri pentastellati, è al suo secondo mandato e, in caso passi la mozione di sfiducia, non potrebbe più ricandidarsi secondo le regole del M5s.

Mozione di sfiducia a Zingaretti: il primo dicembre si vota

L'annuncio di Cavallari sta creando un effetto a catena nel centrodestra. Il coordinatore regionale di Forza Italia, Claudio Fazzone, ha annunciato che chiederà al capogruppo Antonio Aurigemma di non portare in aula la mozione di sfiducia: "È inutile andare a fare delle figure del genere in Consiglio. Loro avevano dato per certo che Cavallari avrebbe firmato la mozione di sfiducia, ma davanti alle parole di Cavallari ci conviene di più fare una battaglia sul bilancio e dare risposte certe ai problemi nei comuni e nelle imprese che a discutere di una mozione che non ha i numeri". "Se l'opposizione è convinta di mandare a casa la giunta non c'é bisogno di presentare la mozione di sfiducia – ha proseguito Fazzone parlando all'agenzia Dire – ma si va dal notaio o dal segretario regionale, si firmano le dimissioni e si va ad elezioni".

Al coordinatore di Fi fa eco Roberta Lombardi che attacca il centrodestra: "La mozione di sfiducia del centrodestra
che doveva far crollare la Giunta Zingaretti si è tradotta, come da noi pronosticato sin dall'inizio, in un nulla di fatto perché
dal gruppo misto, formato da due fuoriusciti dalla coalizione di centrodestra per reggere la maggioranza di Zingaretti, non hanno risposto al richiamo della ‘casa madre' di sostenere la sfiducia. Un vero e proprio autogoal che, nato dall'intento del
centrodestra di stanare le altre opposizioni, tra cui il M5S, ha finito invece col rivelare per l'ennesima volta le loro divisioni
interne".

E' stata fissata per sabato 1 dicembre alle 10 e 30 la seduta del consiglio regionale in cui verrà discussa la mozione di sfiducia per il presidente Nicola Zingaretti. Così è stato deciso nella conferenza dei capigruppo. Il 5 dicembre si terrà una seduta sul Defr e l'11 una sulla via Pontina.

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