Mobilitazione delle donne alla Regione Lazio: “Più risorse per i consultori”
Dopo la contestazione di ieri al senatore della Lega Simone Pillon, autore del discusso progetto di legge di revisione del Diritto di famiglia, oggi nuovo appuntamento di mobilitazione per il movimento delle donne. Alla Regione Lazio è in corso una manifestazione in difesa dei consultori, per chiedere più finanziamenti e rinnovare la partecipazione delle donne nella vita di queste strutture, fondamentali per l'orientamento, la salute sessuale e per contrastare la violenza di genere. Si chiede inoltre che vengano accolte nei consultori anche le specificità di persone non eterosessuali e ai nuovi nuclei familiari, prevedendo "allo scopo idonei percorsi formativi per gli operatori ed eventuali nuove professionalità", e la possibilità di sperimentare la pillola RU486 nei consultori familiari.
La mobilitazione è stata promossa dall'Assemblea donne dei consultori, dal movimento Non Una di Meno e dall'Assemblea delle donne di Centocelle. "Pensiamo sia fondamentale che i consultori tornino ad essere luoghi di incontro e di dibattito delle donne, luoghi di formazione e autoformazione, oltre che centri erogatori di servizi, contro la privatizzazione del diritto alla salute", ma soprattuto alla Regione Lazio si chiede "lo sblocco del turnover, con sostituzione del personale andato in pensione e di prossimo pensionamento", e che sia garantita "la presenza di almeno uno psicologo e un assistente sociale a tempo pieno per consultorio". Meno precarietà, più risorse e maggiore apertura ai territori e alle nuove esigenze che emergono nella società: così ad esempio si chiede non solo attenzione per cittadini LGBTQ, ma anche la presenza di mediatori linguistici e culturali per accogliere le donne migranti.
Centrale per le donne la necessità di rilanciare i progetti "relativi alla sessualità e all’affettività" rivolti agli adolescenti, mettendo i consultori in rete con le scuole per parlare di prevenzione delle interruzioni di gravidanza, delle malattie sessualmente trasmissibili (magari distribuendo gratuitamente i contraccettivi con i preservatici come accade in altre regioni) e per contrastare la violenza di genere,