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Mistero sullo Stadio della Roma: il parere (negativo) scomparso degli avvocati del Comune di Roma

Ancora problemi per il nuovo Stadio della Roma. I consiglieri comunali Stefano Fassina e Cristina Grancio denunciano la ‘scomparsa’ del parere dell’avvocatura del Campidoglio in merito all’impianto di Tor di Valle. Tale parere sarebbe stato letto e ‘secretato’ dalla sindaca Virginia Raggi.
A cura di Enrico Tata
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Sullo Stadio della Roma c'è un parere, quello dell'avvocatura capitolina, che sembra scomparso. Per questo la commissione Sport, che ieri doveva decidere sulla delibera presentata dai consiglieri Stefano Fassina e Cristina Grancio in merito all'annullamento del pubblico interesse per l'impianto di Tor di Valle, ha rinviato la votazione. Quello della commissione è un parere non vincolante, come quello del IX Municipio che la scorsa settimana, con l'astensione dei 5 Stelle, si è espresso per il ritiro dell'interesse pubblico. Nel corso della commissione il dipartimento capitolino all'Urbanistica ha spiegato il suo no allo stadio, mentre quello al Patrimonio ha motivato il suo si. Grancio, ex consigliera dei 5 Stelle, ha letto uno stralcio del documento mancante, che secondo lei è stato ricevuto e poi ‘secretato' dalla sindaca Virginia Raggi.

Il parere mancante dell'avvocatura

"Si chiedono chiarimenti in merito alla possibilità di procedere ad annullamento. Nel merito per completezza della trattazione occorre evidenziare che oltre a quanto fin qua rappresentato sembrano emergere altri profili di illegittimità. Nel primo luogo sembra profilarsi il vizio quantomeno di difetto di motivazione e in ordine al predisposto comma 305 del più volte richiamato Art. 1 della legge 147. La norma afferma che: è prioritario per il legislatore il recupero degli impianti esistenti e realizzate in aree già edificate. Sul punto, la già citata guida del Coni servizi afferma che si tratta di un limite alla libertà di scelta del proponente e al contempo di un limite alla discrezionalità amministrava del soggetto pubblico chiamato a valutare la rispondenza della proposta all'interesse pubblico. Anche se detto limite non è inderogabile, la diversa scelta di realizzare un impianto del tutto nuovo in area non edificata richiede un'adeguata ed esauriente motivazione".

"Il testo prosegue sostenendo che di tali motivazioni si dovrà dare conto allo studio di fattibilità, ed esse dovranno comunque essere valutate dall'amministrazione comunale preposta alla fase preliminare. E' inutile dire che in difetto di adeguata motivazione sul punto o in caso di accertata incongruenza della medesima, l'intero procedimento si porrà al rischio di annullamento nelle competenti sedi giuridiche e giurisdizionali", ha spiegato Grancio.  "Stanno utilizzando l'avvocatura in modo strumentale. Se non ha nulla da nascondere la sindaca deve desecretare il parere. Su questo andremo avanti in tutte le sedi possibili", ha chiesto Fassina. Il gruppo del Partito democratico ha chiesto ufficialmente il parere dei legali dell'avvocatura capitolina, "atto fondamentale per la formazione di un giudizio e di una decisione da parte dei consiglieri capitolini sia nelle commissioni che in aula consiliare".

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