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Ferimento Manuel Bortuzzo

Manuel Bortuzzo supera l’esame della patente speciale e guida l’auto regalata dai colleghi del papà

Ha superato l’esame per la patente speciale Manuel Bortuzzo, il ventenne ferito da un colpo di pistola lo scorso febbraio a Roma e rimasto paralizzato. Ora il giovane potrà guidare l’auto regalatagli dai colleghi del padre e spostarsi in autonomia per le strade della Capitale. Si tratta di un veicolo con particolari comandi, dal valore di circa 35 mila euro.
A cura di Alessia Rabbai
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Manuel Bortuzzo ha superato l'esame della patente speciale e finalmente potrà guidare l'auto regalata dai colleghi del papà. Il ventenne ferito da un colpo di pistola lo scorso febbraio e rimasto paralizzato ha sostenuto la prova ieri, guidando per la prima volta tra le strade di Treviso e ora potrà godersi la Jeep Renegade donata dal concessionario De Bona a Vicenza, dove lavora il padre Franco. All'iniziativa dell'azienda hanno inoltre aderito 500 dipendenti. Si tratta di un'auto con comandi speciali, dal valore di circa 35mila euro. Ma non solo, i comandi tradizionali sono stati comunque mantenuti ed è possibile riattivarli, in modo che l'auto possa essere guidata anche da altre persone o da Manuel stesso che, si auspica, possa tornare presto a utilizzare le gambe. "Un passo avanti importante per me, l'auto mi consentirà di spostarmi in autonomia e di non dipendere da altre persone".

Manuel Bortuzzo e il padre Franco in viaggio verso Roma

A dare la notizia che Manuel il 3 dicembre avrebbe sostenuto l'esame della patente B speciale è stato il padre, che in questi mesi ha accompagnato il figlio nei suoi viaggi su e giù per l'Italia, anche per presentare il libro "Rinascere", la storia della sua battaglia. Poi il viaggio verso Roma e al ritorno Manuel finalmente al volante: "Sì nel viaggio di ritorno verso Roma guiderò per i primi cento chilometri, poi tocca a te…" ha detto papà Franco.

Aggressori condannati, Bortuzzo: "Sentenza non mi restituirà le gambe"

Lo scorso 9 ottobre la sentenza di condanna per gli aggressori, che il ragazzo ha commentato così: "La sentenza non cambia le cose: non mi restituirà certamente le gambe. In questo momento penso esclusivamente a riprendermi, consapevole che la giustizia debba fare il suo corso. Non mi importa sapere se chi mi ha fatto del male sia punito con 16 o 20 anni di prigione. Il mio sogno è tornare a camminare; mi sto impegnando ogni giorno per realizzarlo".

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