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Mafia Capitale, la procura chiede il carcere duro per Massimo Carminati

Il ministero della giustizia dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di applicazione dell’articolo 41bis per colui che è accusato di essere il capo della cupola mafiosa smascherata dall’inchiesta sul “Mondo di mezzo”.
A cura di Enrico Tata
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La procura di Roma chiederà il carcere duro per Massimo Carminati, accusato di essere al comando della cupola mafiosa smascherata dall'inchiesta su "Mafia Capitale". Al ministero della Giustizia verrà chiesta l'applicazione dell'articolo 41bis dell'ordinamento penitenziario italiano. Il Viminale deciderà se accogliere o meno la richiesta che coinvolge l'ex appartenente ai Nuclei Armati Rivoluzionari che aveva costruito quel “mondo di mezzo” che, secondo la procura, gestiva e comandava. Già il 12 dicembre il Tribunale del Riesame aveva confermato per Carminati il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso (416 bis), rigettando così il ricorso degli avvocati difensori.

Se l'applicazione del 41bis dovesse essere confermata, il provvedimento verrà comunicato al più presto al carcere di Tolmezzo, in provincia di Udine, dove Carminati è stato trasferito nei giorni scorsi dal carcere romano di Rebibbia per ragioni di sicurezza. Proprio il carcere friulano è uno di quelli attrezzati per il carcere duro. Un provvedimento che può durare quattro anni e le proroghe due anni ciascuna. La norma prevede la possibilità per il Ministro della Giustizia di sospendere l'applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti previste dalla stessa legge in casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza per alcuni detenuti, anche in attesa di giudizio, incarcerati per reati di criminalità organizzata, terrorismo, eversione ed altri tipi di reato. La legge specifica le misure applicabili, tra cui le principali sono il rafforzamento delle misure di sicurezza con riguardo alla necessità di prevenire contatti con l'organizzazione criminale di appartenenza, restrizioni nel numero e nella modalità di svolgimento dei colloqui, la limitazione dell'ora d'aria e la censura della corrispondenza.

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