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Mafia Capitale: disposto il carcere 41 bis per Massimo Carminati

Il Dap ha disposto il carcere 41 bis per Massimo Carminati, protagonista dell’inchiesta Mafia Capitale. La misura è stata applicata in seguito alla sentenza della Corte d’appello di Roma che ha riconosciuto l’associazione mafiosa nell’ambito del processo ‘Mondo di mezzo’. Carminati è stato condannato in appello con pena ridotta a 14 anni.
A cura di Alessia Rabbai
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In foto: Massimo Carminati
In foto: Massimo Carminati

Il Dap ha disposto, a quanto si apprende, il 41 bis, cioè il regime di carcere duro, per Massimo Carminati, detto il ‘Cecato', una figura dall'indiscussa caratura criminale che nel curriculum può vantare un passato tra la Banda della Magliana e l'eversione neofascista, protagonista dell'inchiesta Mafia Capitale. La misura è stata applicata in seguito alla sentenza della Corte d'appello di Roma che ha riconosciuto l'associazione mafiosa nell'ambito del processo ‘Mondo di mezzo' ed è stata richiesta dalla procura di Roma e dalla Direzione nazionale antimafia. L'ex Nar in primo grado era stato condannato a 20 anni di carcere ma era caduta l'accusa di associazione mafiosa. In conseguenza del pronunciamento dei giudici il regime di carcere duro per Carminati era stato revocato. I giudici di appello hanno invece riconosciuto l'associazione per delinquere di stampo mafioso, prevista dall'articolo 416 bis del codice penale, per 18 su 43 imputati, tra cui appunto Carminati, che in appello ha visto la sua condanna ridotta a 14 anni e sei mesi.

Pene ridotte per Buzzi e Carminati: riconosciuta aggravante mafiosa

Insieme a Carminati a processo anche Salvatore Buzzi, ras delle cooperative al centro di una fitta rete corruttiva che coinvolgeva politici di ogni schieramento condannato anch'egli con pene ridotte, a 14 anni e mezzo. È stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso. I giudici avevano comminato in primo grado 19 anni di carcere.

Mafia Capitale: condannati 41 imputati

Il 20 luglio del 2017, dopo 230 udienza la X sezione del Tribunale di Roma emetteva la sentenza di primo grado per il filone principale del processo Mafia Capitale, nato dall'inchiesta ‘Mondo di mezzo' che nel 2014 ha sconvolto il mondo politico della capitale. Condannati politici, imprenditori, criminali comuni, funzionari pubblici.

I giudici hanno condannato 41 imputati su 46 a 287 anni di carcere complessivi sui 315 chiesti dall’accusa. È proprio il riconoscimento della mafiosità del sodalizio criminale con al vertice Buzzi e Carminati al centro del ricorso in appello della procura di Roma, che porta la firma del procuratore capo Giuseppe Pignatone, degli aggiunti Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, e dal sostituto procuratore Luca Tescaroli. Queste le altre richieste di condanna in appello:  24 anni per Riccardo Brugia, 18 anni per Matteo Calvio, 17 anni e mezzo per Paolo Di Ninno, 16 anni e 10 mesi per Agostino Gaglianone, 18 anni e mezzo per Luca Gramazio, 17 anni per Alessandra Garrone, 14 anni e mezzo per Franco Panzironi.

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