Mafia Capitale, Buzzi parla con i magistrati e accusa il sistema politico
Parla dal carcere di Nuoro dove è detenuto Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative, perno di Mafia Capitale. Parla e ce ne ha per tutti, in particolare per la politica e i politici, descritti come avidi e pressanti di richieste: assunzioni nelle sue cooperative, contributi elettorali e a volte vere e proprie mazzette. Ricostruisce in pagine e pagine di verbali i rapporti con la politica, i giri di soldi, i nomi, le richieste e gli accordi. Si presenta come una vittima di un sistema corrotto e non come il corruttore Buzzi, e fa anche i nomi di Marino e Zingaretti, che è già andato in aula rispedendo le accuse al mittente.
"Nell'anomalia del Comune di Roma – dice Buzzi parlando dei suoi rapporti con l'attuale amministrazione – i 78 milioni di euro con Marino li decisero in maniera vaga addirittura senza appalto, quindi c'abbiamo questi meccanismi, capito? Cioè io le vorrei dire una cosa che sembra banale, i vuoti si riempiono, quindi se io non mi occupo delle cose il mio posto viene preso sicuramente da qualcun altro, quindi qual era il nostro problema quotidiano tutti i giorni? Era sbattersi tra la politica e tra i dirigenti, passà sui corridoi, assumere persone".
"Andavo in consiglio comunale e lei non può immaginare la scena qual era – continua l'ex presidente della coop 29 giugno – A parte che entravo, ero conosciutissimo, arriva uno “mi assume questo”, ne arriva un altro “mi assumi quest’altro”, “mi sponsorizzi la festa”, cioè una cosa incredibile, non gliela facevo più". Assunzioni e favori, addirittura la richiesta di acquisto di appartamenti.
Torna sulla vicenda dell'appalto Recup per la sanità laziale e torna a citare l'ex braccio destro di Zingaretti, Maurizio Venafro. E poi la vicenda della costruzione del nuovo palazzo della Provincia di Roma, quando Zingaretti era il presidente, arrivatagli all'orecchio da un altro pezzo grosso dell'inchiesta Luca Odevaine. "La sede della Provincia fu comprata da Parnasi con contratto di acquisto praticamente prima ancora di costruì l'immobile – spiega Buzzi – Quindi viene bandita la gara, vince Parnasi, si incazza tanto con Caltagirone, tant'è vero che il Messaggero fa campagna per giorni e giorni su questa storia, perché ovviamente Caltagirone se perde un metro cubo si arrabbia e anche perché Parnasi facendo questa operazione si salva dal fallimento. Operazione che vale 180 milioni di euro". E proprio in questa vicenda Zingaretti avrebbe garantito la blindatura dell'appalto per Parnasi e ad uomini a lui vicino sarebbero arrivati dei soldi. E poi parla dei contributi per le campagne elettorali, individuando in Peppe Cionci, anch'esso uomo del governatore della Regione Lazio, descritto come "l'uomo dei soldi". "Se uno deve fare una campagna elettorale – sostiene Buzzi – e se deve dare i soldi al comitato di Zingaretti si rivolge a Cionci, se devi dare i soldi a Marino, ti rivolgi a Cionci, tutti a Cionci. È un uomo abbastanza conosciuto a Roma", spiega Buzzi.
La risposta di Nicola Zingaretti alla "macchina del fango di Buzzi"
Dopo le nuove intercettazioni pubblicate dai quotidiani torna a rispondere a Salvatore Buzzi il governatore Nicola Zingaretti e lo fa affidandosi ad un lungo post su Facebook in cui risponde nuovamente alle accuse che gli vengono mosse.
Che poi alcune volte sò veri e alcune volte non sò veri”. Così, parlando degli episodi che mi vedrebbero coinvolto, il signor Buzzi termina il racconto sulle sue tante teorie su di me davanti ai magistrati. Precisiamo: fatti in cui lui non è coinvolto direttamente ma che gli vengono raccontati da terze persone. Insomma lui stesso ammette che si potrebbe trattare di cialtronerie, di chiacchiericcio, di falsità. Siamo alla delazione per sentito dire.
Fino ad oggi ho preferito parlare il minimo possibile, confido e sono certo che i magistrati sapranno fare luce su queste dichiarazioni calunniose per cui ho già querelato Buzzi. Oggi però, ho deciso che avrei dovuto rispondere, reagire al fango che mi è stato gettato addosso in questi giorni da un pregiudicato in regime di custodia cautelare per accuse gravissime. E lo faccio, non solo ribadendo la falsità delle dichiarazioni di un uomo con le spalle al muro che ha messo in atto una strategia difensiva e personale per scagionarsi dalle accuse di mafia dichiarandosi vittima di un sistema, ma anche per chiarire tutti quegli aspetti che dalle dichiarazioni di Buzzi appaiono confusi e imprecisi.
Ma andiamo per ordine. Il signor Buzzi riferisce di aver sentito di “operazioni poco trasparenti” per l’acquisto del Palazzo della Provincia che riguarderebbero me ed altre persone. Da quanto emerge dai verbali Buzzi avrebbe parlato anche di una “gara bandita dalla Provincia per l’acquisto della nuova sede” e di “un pre-contratto di acquisto”. Buzzi dice il falso. La Provincia di Roma non comprò nessun palazzo prima che venisse costruito. Compito della mia amministrazione, insediatasi nel maggio 2008, fu quella di portare a termine una operazione avviata nel 2005 dalla precedente amministrazione. Confermo di non aver mai ricevuto nessun tipo di beneficio personale, materiale, economico o politico, visto le polemiche che ha suscitato, da quella scelta.
Per quanto riguarda gli accordi spartitici su alcuni appalti regionali con le opposizioni, di cui mi accusa Buzzi, anche in questo caso voglio chiarire che si tratta solo di falsità. Non esistono e non sono mai esistite spartizioni di nessun tipo. Non lo dico io ma lo dicono i fatti: in due anni e mezzo di presidenza della Regione con oltre 4 miliardi di bandi assegnati, le cooperative legate a Mafia capitale non hanno preso un centesimo. Non appena abbiamo avuto percezione di una possibile infiltrazione nel bando Cup, lo abbiamo immediatamente sospeso e ripresentato in collaborazione con l’Anac di Raffaele Cantone. Va ricordato che se non avessimo bandito questa gara sarebbe continuato lo scandalo di un servizio da decenni in proroga sui cui c’è una inchiesta della Corte dei Conti.
Inoltre Buzzi fa riferimento ad una mia richiesta di assunzione di un fantomatico cognato presso Pino Cinquanta del Cns. Falso anche questo. Intanto vorrei precisare che non ho alcun cognato. So che Pino Cinquanta è un dirigente delle cooperative, non ho mai avuto con lui alcun tipo di frequentazione se non al massimo in occasioni pubbliche o convegni ma escludo di avergli mai proposto nomi per assunzioni di chicchessia.
Ho deciso di scrivere queste righe perché non posso più accettare di essere vittima della macchina del fango messa in moto da Buzzi. Non posso più accettare menzogne e bugie che tentano di delegittimarmi pubblicamente. Ne va del mio nome, della mia onorabilità e soprattutto dell’enorme lavoro di pulizia, trasparenza e buon governo che in meno di tre anni siamo riusciti a realizzare alla Regione Lazio. E che forse dà fastidio a molti.