Lucha y Siesta: Atac mette in vendita la casa rifugio delle donne vittime di violenza
Più di 140 donne e 60 minori ospitati in undici anni di attività. 1200 sostenute in un duro percorso di fuoriuscita dalla violenza. Numeri che parlano chiaro e che raccontano più di ogni altra cosa che cos'è Lucha y Siesta, la Casa delle Donne con sede a Roma, nel quartiere Tuscolano, in via Lucio Sestio. Un presidio importante per il territorio, punto di riferimento per tutte quelle donne che hanno subito e continuano a subire violenza: è qui che le persone si rivolgono quando hanno bisogno di un aiuto, di un parere, di un consiglio. O di una casa. Sì, perché Lucha y Siesta, in questi undici anni, ha accolto più di 140 donne abusate all'interno delle proprie mura: fornendo un rifugio sicuro e sostegno psicologico a chi pensava di non poterlo trovare.
Lucha y Siesta, un rifugio sicuro per le donne
La Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica – anche conosciuta come "Convenzione di Istanbul" – prevede che ogni regione sia dotata di alloggi sicuri in case rifugio specializzate per donne. La Convenzione, che è stata ratificata anche dall'Italia, prevede che ce ne sia una ogni 10mila abitanti. Attualmente le case rifugio a Roma sono quattro, di cui due finanziate da Roma Capitale, per un totale di 20 posti. Che, in un territorio abitato da quasi tre milioni di persone, sono chiaramente insufficienti. Lucha y Siesta, da sola, ne copre tredici ma sta per essere sfrattata. Entro la fine dell'anno le donne che hanno costruito e continuano a portare avanti quest'esperienza dovranno lasciare l'edificio, di proprietà dell'Atac. I cui conti sono in rosso e vuole vendere lo stabile: e, dato che le donne di Lucha sono lì dentro senza titolo, vuole che se ne vadano in fretta. E per adesso il Comune non ha fornito nessuna soluzione alternativa.
Il tentativo di dialogo con l'amministrazione pubblica
"Il numero dei posti d'accoglienza è lo stesso da decenni – ha detto Simona Ammerata di Lucha y Siesta a Fanpage.it – La situazione a Roma è carente sotto ogni punto di vista, e si vuole chiudere la Casa delle Donne, che copre il 60% degli alloggi su Roma. L'amministrazione non sta muovendo un dito e non ci è stata fornita nessun'alternativa". Eppure la Casa delle Donne Lucha y Siesta per anni ha provato a trovare una soluzione allo sfratto: sono stati aperti tavoli con l'amministrazione, che si sono risolti poi in un nulla di fatto. "L'unica che si è interessata al problema è stata la presidente del municipio Monica Lozzi – continua Ammerata – mentre del Comune è venuta l'assessora Laura Baldassarre. Ma i tavoli si sono interrotti ormai sei mesi fa. Ci chiediamo se l'amministrazione ha voglia di preoccuparsi di cosa significhi ospitare donne e minori all'interno di un posto".
Roma, maglia nera per violenza di genere e femminicidi
Eppure Roma non è una città che non ha bisogno di case delle donne. Secondo i dati Eures, infatti, è proprio la capitale a detenere in Italia la maglia nera per quanto riguarda i casi di violenze e femminicidi, in netto aumento rispetto agli anni passati. "Lucha y Siesta ha costruito nel tempo un sistema articolato di sostegno nel territorio. Ha rimesso in uso un bene pubblico. Noi siamo anche disposte a spostarci, ma mantenendo una serie di caratteristiche che per noi sono imprenscindibili. Non è che non ce ne andiamo per principio, ma perché non hanno nessun posto da sottoporci. Quella di Lucha tra l'altro è un'esperienza che dovrebbe essere replicabile in tutti i quartieri: c'è bisogno di un altro tipo di fare cultura, di attenzione alle differenze e contrasto alla violenza di genere". Il vero problema dello sfratto di Lucha y Siesta è che si chiuderebbe un luogo che ormai è diventato un punto di riferimento su Roma per tutte quelle donne che subiscono abusi e violenze. "Dove vanno le donne che non hanno un posto dove andare? Dove andranno le centinaia di donne che avremmo potuto ospitare un domani?". Per ora, non c'è ancora risposta a questa domanda.