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“La generazione che non si arrende”, gli studenti romani in corteo contro la Buona Scuola

A Roma e in tutta Italia cortei studenteschi contro la riforma della Buona Scuola del governo Renzi e del ministro Giannini. Nella Capitale alcune migliaia di giovani delle scuole stanno sfilando da piazza della Repubblica per arrivare fin sotto le finestre del Ministero dell’Istruzione in viale Trastevere.
A cura di Valerio Renzi
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"Siamo la generazione che non si arrende", a Roma e in tutta Italia cortei studenteschi contro la riforma della Buona Scuola del governo Renzi e del ministro Giannini. Nella Capitale alcune migliaia di giovani delle scuole stanno sfilando da piazza della Repubblica per arrivare fin sotto le finestre del Ministero dell'Istruzione in viale Trastevere. La mobilitazione è stata promossa dall'Unione degli studenti e dall'Assemblea dei coordinamenti studenteschi, che raccoglie i collettivi dal centro alle periferie.

Tra musica e slogan contro il governo i liceali sfilano sotto il sole per il centro della città, determinati a far sentire la loro voce. "Oggi il Governo presenterà in Consiglio dei Ministri il ddl per tradurre in via legislativa le linee guida de La Buona Scuola. Gli studenti torneranno in tantissime piazze del Paese principalmente per contrastare l'idea di scuola contenuta nelle linee guida del Governo e per supportare la Lip e le proposte dell'Altrascuola. Un blitz studentesco al Miur compiuto nel corso della notte ha lanciato i contenuti principali della data di mobilitazione", scrivono gli universitari della Rete della Conoscenza. Per Danilo Lampis dell'Unione degli studenti  "le indiscrezioni emerse negli ultimi giorni confermano la giustezza degli ultimi mesi di agitazione contro la proposta del Governo sulla scuola: noi non faremo passi indietro".

Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi, racconta il blitz di questa mattina di fronte al Ministero e annuncia una settimana calda: "Oggi siamo qui davanti al ministero della pubblica istruzione vestiti da clown per rivendicare una scuola che sia buona per davvero, e non le pagliacciate che sono uscite in queste settimane sui giornali. Se le parole ‘autonomià e ‘qualità', con cui il Presidente del Consiglio ha descritto questa riforma, si traducono in sgravi alle rette delle scuole paritarie, ulteriori deleghe a presidi manager a scapito della collegialità, finanziamenti strutturali legati alla disponibilità dei privati, ma nessun investimento sul diritto allo studio, non siamo d'accordo e ci mobiliteremo durante tutto il corso della discussione parlamentare".

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